Più controlli tra le associazioni affiliate al Banco Alimentare ma anche alla Caritas e al Banco delle opere di Carità, perché l'assistenza a chi ha bisogno deve essere vera e disinteressata. L'assessore comunale alle Attività sociali, Rosi Pennino, promette controlli approfonditi sulle liste delle famiglie che usufruiscono del servizio e sulla gestione degli enti che si affiliano alla Fondazione.
«Bisogna lavorare su due fronti: aumentare i controlli ma allo stesso tempo non fermare questi aiuti perché indispensabili per tante persone. Una delle priorità del mio assessorato - continua Pennino - è quella di poter gestire più da vicino il mondo del Banco Alimentare, dando loro una mano, soprattutto nella vigilanza per garantire il pieno rispetto delle regole. Spero di poterlo attuare nelle prossime attività in programma. È importante però che le famiglie non rimangano sprovvisti del servizio. Che si faccia giustizia, sono d’accordo, ma che non si lascino sole queste persone».
È anche idea del presidente della commissione consiliare Attività sociali, Salvo Imperiale, proporre all'amministrazione l'apertura di uno sportello, gestito dal Comune con la collaborazione degli enti del terzo settore, per aiutare non solo chi ha un Isee sotto i seimila euro che, da regolamento, può accedere al Banco Alimentare, ma anche per coloro che magari una casa o un posto di lavoro lo hanno pure ma con 800 euro, tra affitto, bollette e altre spese di famiglia, non riescono a fare la spesa tutte le settimane. E, con molta dignità, si rivolgono alle associazioni o alle parrocchie e chiedono qualcosa da mettere dentro al frigorifero o nelle dispense.
Tra i nuovi poveri ci sono persone che hanno perso il lavoro da poco e il loro Isee registra ancora un reddito medio-alto che adesso non hanno più. Loro non hanno accesso agli aiuti e non sanno dove sbattere la testa. Ci sono tanti anziani con una pensione minima che non arriva a 600 euro e fanno fatica a pagare l’affitto del bivani dove vivono e soffrono perché non vogliono pesare sui figli che devono pensare alle loro famiglie.
«Bisogna aiutare anche loro - dice Imperiale - perché sono fuori da ogni possibile aiuto. Il fatto appreso dal Giornale di Sicilia mi fa comprendere che in tanti, ignari che fosse un sopruso, pagavano quei 50 euro per avere un diritto che era già loro. Sapere che ci sono persone che fingono di volere aiutare gli altri quando invece fanno solo i loro interessi potrebbe scoraggiare molti e far perdere la fiducia nelle associazioni - afferma Imperiale - e quando si apprendono casi come questi, bisogna segnalarli e denunciarli ma va ricordato anche il lavoro infaticabile di tanti volontari che spendono il loro tempo aiutando chi da solo non ce la fa».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia