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Il delitto di Partinico e la condanna senza aggravanti, faranno ricorso sia l'accusa che la difesa

Per i giudici di Palermo non ci furono motivi abbietti e futili né premeditazione. L'ottantottenne Lauriano fu ucciso con 63 coltellate. La procura vuole l'ergastolo, il legale dell'imputato l'assoluzione

Il sopralluogo del Ris sul luogo dell'omicidio, a Partinico

Il processo avrà un seguito. Tanto l'accusa quanto la difesa ricorreranno in appello contro la sentenza di condanna di Raffaele Nazzareno Monte. Secondo i giudici del processo per l'omicidio di Leonardo Lauriano, 88 anni, avvenuto a Partinico il 5 novembre del 2021, non c’è stata premeditazione e nemmeno i «motivi abietti e futili». E così Monte, 76 anni, ha evitato l’ergastolo chiesto dalla procura  di Palermo. La seconda sezione della corte d’assise ha escluso per lui le aggravanti e lo ha condannato a 14 anni e 10 mesi.

Per capire cosa abbia fatto propendere il collegio per questa tesi bisognerà attendere 90 giorni, quando saranno depositate le motivazioni. Sicuramente di tutt’altro avviso erano state le argomentazioni dell’accusa, che aveva parlato di crudeltà e premeditazione da parte dell’assassino, riconosciuto in Monte. L’imputato si è sempre professato innocente. Ora il suo legale, l’avvocato Salvatore Causarano, è pronto a presentare ricorso. Sostiene che il medico legale che ha eseguito l’autopsia, Antonella Argo dell’istituto di Medicina legale del Policlinico, ritiene plausibile un’altra probabilità: a uccidere Lauriano potrebbero essere state più persone, con armi diverse.

Il difensore aveva sostenuto pure come in dibattimento fosse emerso che tanti potessero essere stati i moventi dell’omicidio. Da qui la riserva del legale, che annuncia ricorso in appello. Stessa iniziativa potrebbe essere adottata dal pm con finalità opposte: quelle di far aumentare la pena all’imputato. Nel dibattimento erano parte civile la nipote e la sorella della vittima, rispettivamente Nicoletta Vella, assistita dall’avvocato Nicola Degaetano, e Maria Lauriano, difesa da Antonio Ficarra. A entrambe sono stati riconosciuti i risarcimenti danni: alla Vella 19 mila euro e alla Lauriano 30 mila.

Secondo quanto ricostruito nel corso del processo di primo grado, Monte avrebbe ucciso Lauriano perché disperato per i debiti che gli avevano fatto perdere la casa in un’asta giudiziaria. Per l’esattezza, non avendo lui pagato 50 mila euro, una banca aveva acquisito la proprietà della villa di Monte e l'aveva messa all’asta. Il presunto omicida, che venne arrestato pochi giorni dopo il delitto, avrebbe aggredito Lauriano perché l'ottantottenne non gli avrebbe prestato il denaro per pagare ed evitare che la sua casa finisse all’asta. Per Monte, secondo gli inquirenti, questo sarebbe stato un affronto. Proprio Lauriano, secondo alcune voci, aveva da parte tanti soldi e aveva aiutato economicamente molte persone. Ma si sarebbe rifiutato proprio con Monte, che pure era sposato con una sua parente.

Leonardo Lauriano venne trovato morto nel garage di casa sua, in via Marconi, ucciso con ben 63 coltellate inferte tra collo e torace. Secondo i carabinieri, Monte avrebbe tentato di costruirsi un alibi esibendo alcuni scontrini di acquisti fatti ad Alcamo, anche se due ore dopo il presunto orario dell’omicidio. Alcune telecamere di videosorveglianza lo avrebbero ripreso invece proprio nell’ora presunta del delitto mentre si aggirava nella zona di via Marconi. Lui non ha mai negato di essere stato lì, sostenne anche di aver visto qualcuno sgusciare via dal garage e di aver trovato il corpo senza vita di Lauriano. Ma per paura, disse, scappò via. Un racconto che non ha mai convinto gli inquirenti e che non ha retto nemmeno davanti ai giudici.

Nella foto il sopralluogo del Ris sul luogo dell'omicidio, a Partinico

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