Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Mafia, i clan negli Usa tra racket e pestaggi: ecco i nomi degli arrestati in America

Dici no al pizzo? Pure negli States scatta l’aggressione stile Cosa Nostra. Come dimostra il pestaggio a colpi di martello sulle mani al centralinista di una ditta edile, trovato poi sanguinante e gravemente ferito. New York come Palermo, dunque: è uno degli episodi criminali emersi dall’indagine della Dda e dell’Fbi che ha portato all’arresto di 10 persone negli Stati Uniti e di altre 7 in Sicilia. Corsi e ricorsi, in questa ennesima indagine che trova strutturalmente genesi nelle inchieste avviate quasi 50 anni fa da un poliziotto poi ucciso dalla mafia, Boris Giuliano: oggi il suo lavoro è portato a termine dal figlio Alessandro, anche lui uomo in divisa, a capo della Direzione centrale anticrimine. C’è anche la sua firma nell’operazione internazionale con gli arresti di mercoledì. Gli indagati negli Usa sono Joseph Lanni, 52 anni, noto anche come Joe Brooklyn e Mommino, presunto capo della famiglia criminale organizzata dei Gambino; Diego Danny Tantillo, 48 anni; Angelo Gradilone, 57 anni, noto anche come Fifì; James La Forte, 46 anni; Vito Rappa, 46 anni, presunto affiliato della mafia siciliana, residente negli Usa e associato ai Gambino come Francesco Vicari, 46 anni, noto anche come Zio Ciccio, presunto associato della mafia siciliana residente negli Stati Uniti; Salvatore Di Lorenzo, 66 anni; Robert Brooke, 55 anni; Kyle Johnson, 46 anni; Vincent Minsquero, 36 anni, noto anche come Vinny Slick. A rendere noti i nomi e le accuse è il Dipartimento di giustizia americano con una «nota stampa» dell’ufficio del procuratore federale dell’Eastern District di New York. Tutti e dieci gli indagati sono stati arrestati martedì e già ieri pomeriggio si sono presentati davanti al giudice Ramon E. Reyes, Jr. In relazione agli arresti, le autorità federali hanno eseguito mandati di perquisizione, uno dei quali ha portato al sequestro di numerose armi da fuoco ad un affiliato della famiglia criminale dei Gambino. Sono accusati di associazione a delinquere, racket, estorsioni violente, aggressioni, incendi dolosi e crimini legati al sindacato. Un fascicolo che conta ben 16 capi di imputazione per i picciotti di Cosa Nostra siciliana emigrati in America che volevano adottare i classici metodi ancora insegnati direttamente dai padrini siciliani, rimasti referenti per le nuove leve cresciute o dislocate oltreoceano. L’obiettivo era quello di dominare le industrie di trasporto e demolizione della Grande Mela. Ma non solo. Le mire economiche arrivavano a comprendere investimenti nella Fifth Avenue, la strada elegante di New York, oltre al controllo di ristoranti nel New Jersey: anche in questo caso, non era stato evitato l’avvertimento pesante al proprietario. La ricostruzione degli affari criminali del gruppo legato a Cosa nostra siciliana da un asse di ferro è stata fornita durante la conferenza stampa convocata mercoledì e consultabile dalla stessa serata sul sito del Dipartimento della giustizia del governo americano, dalle 23, ora italiana. «Per anni gli indagati hanno commesso violente estorsioni, aggressioni, incendi dolosi, ritorsioni di testimoni e altri crimini nel tentativo di dominare le industrie di trasporto e demolizione di New York - ha dichiarato il procuratore del distretto orientale della Grande Mela, Breon S. Peace -. Gli arresti riflettono l’impegno di questo ufficio e dei nostri partner delle forze dell’ordine, sia qui che all’estero, per mantenere le nostre comunità al sicuro attraverso il completo smantellamento della criminalità organizzata». Peace ha espresso il suo apprezzamento ai partner delle forze dell’ordine in Italia, tra cui la Procura e la Squadra mobile di Palermo. «Gli indagati hanno imparato a proprie spese i nostri sforzi per sradicare l’insidiosa minaccia della criminalità organizzata. Continueremo a guidare la lotta contro la criminalità e a garantire che le persone disposte a oltrepassare il limite vengano punite nel sistema di giustizia penale», ha affermato il vicedirettore dell’Fbi, Smith. «Gli arresti dovrebbero servire da monito per coloro che credono di poter agire in bella vista con apparente impunità: le forze dell’ordine esistono per mandare in frantumi questa idea e continueremo a eliminare i membri della criminalità organizzata tradizionale ovunque operino». Una parte importante della missione è quella di indagare sulle accuse di frode che coinvolgono i sindacati e i loro piani di benefici per i dipendenti affiliati. Come affermato nei documenti giudiziari del governo e degli investigatori americani, i membri della famiglia criminale Gambino avrebbero utilizzato violente estorsioni, frodi, furti e schemi di appropriazione indebita per infiltrarsi nelle industrie di trasporto e demolizione per arricchire se stessi ed il clan Gambino, anche riciclando proventi criminali. Nel bel mezzo di una disputa finanziaria tra i mafiosi e i proprietari della Demolition Company, Tantillo e Johnson avrebbero coordinato un violento assalto con il martello al centralinista della impresa edile, che fu trovato sanguinante e gravemente ferito. Le immagini della spedizione punitiva furono poi distribuite a varie persone nel settore dei trasporti e della demolizione. Come a voler dire dire: vedete che succede, se dite di no al pizzo. In un’altra occasione quattro sodali furono coinvolti in una violenta azione per realizzare un’estorsione a un secondo imprenditore che gestiva un'attività di trasporto carri nell'area di New York City. Il piano prevedeva di minacciare l’uomo con una mazza, dare fuoco ai gradini della sua abitazione, danneggiare i camion e aggredire violentemente pure il suo socio. Tantillo e Vicari furono arrestati grazie a intercettazioni telefoniche autorizzate dal giudice in cui si parlava di minacce rivolte all’imprenditore e al suocero. In una telefonata, Rappa, che è figlio del patriarca di Borgetto, Francesco, avrebbe dichiarato che Vicari «si comportava come l'ultimo dei Samurai», descrivendo come il complice usasse minacciare i taglieggiati con un coltello. Alla fine, il titolare della ditta aveva effettuato un pagamento di 4 mila dollari. Momento immortalato in una foto, e inviata ad un altro indagato, dove si vedono i due estortori che stappano una bottiglia di champagne e poi brindano. In un altro caso, in tre avevano aggredito violentemente uno dei proprietari di una impresa all'angolo di una strada nel centro di Manhattan. Frodi e reati sindacali. Agli indagati vengono contestati una serie di reati di furto e appropriazione indebita ai danni di sindacati e piani di previdenza per i dipendenti e di offerte truccate nei settori edili. Come parte di uno di questi programmi, tre affiliati avevano ottenuto un lavoro in una azienda di demolizioni per potere ricevere stipendi e benefici sanitari. Gli imputati rischiano pene massime comprese tra 20 e 180 anni di reclusione.

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