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L'omicidio di Palermo, l'assassino e la vittima «litigavano per accaparrarsi i clienti»

Entrambi, oltre a servire in sala, svolgevano il compito di «buttadentro». Il provvedimento di fermo per Alì Elabed Baguera è in attesa di convalida da parte del gip

Rilievi nel centro di Palermo dove un uomo, Badr Boudjemai, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco, 4 novembre 2023. ANSA/ CARABINIERI ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Alì Elabed Baguera avrebbe ucciso Samir dopo l’ennesima lite per accaparrarsi i clienti. Potrebbe essere questo il movente dell’omicidio di Badreddine Boudjemai, il cittadino algerino di 41 anni, noto come Samir, ucciso con 3 colpi di pistola, la notte tra venerdì e sabato a Palermo, in pieno centro storico.

Ad indirizzare l’attenzione nei confronti di Baguera, sarebbero state le testimonianze dei parenti e di alcuni dipendenti dello stesso locale in cui lavorava Samir che avrebbero riferito di alcuni dissapori tra lui e il tunisino perché si contendevano i turisti che scendevano dalle navi da crociera ancorate al porto. Entrambi, oltre a servire in sala, svolgevano il compito di «buttadentro», un sistema attualissimo soprattutto nelle città ad elevata vocazione turistica, che consiste nell’agganciare e convincere il maggior numero di clienti possibile a sedersi ai tavoli. Il nuovo mestiere, indispensabile per battere la concorrenza, sarebbe diventato sempre più agguerrito fino a sfociare in una lite tra i due che, però, era passata inosservata. Gli approfondimenti sono in corso, da qui a pensare che il movente possa essere legato alla loro professione.

Qualche tempo fa ci sarebbe stata una lite tra l’algerino e il tunisino. «Boudjemai, non raccontava mai nulla di quello che accedeva al lavoro - hanno spiegato i parenti - e qualunque problema lo affrontava senza coinvolgere i familiari». La moglie, la madre e la sorella di Samir hanno nominato l’avvocato Enrico Tignini per essere assistiti in questa terribile vicenda. La madre di Samir si trovava da un mese a Palermo e da quando ha appreso la notizia della morte del figlio non si dà pace. Anche la sorella, che lavora per Medici senza frontiere, è arrivata in Sicilia non appena ha saputo dell’omicidio, e anche lei, insieme alla cognata, vuole conoscere la verità.

Le indagini si sono sviluppate, e proseguono, ascoltando diversi testimoni e analizzando in particolare le immagini degli impianti di video sorveglianza presenti sul luogo del delitto, che inchioderebbero il tunisino. Il provvedimento di fermo è in attesa di convalida da parte del gip di Palermo.

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