
«La disponibilità di sangue e piastrine è inferiore al fabbisogno e non è sufficiente a coprire tutte le nostre necessità. I pazienti, come i malati talassemici, hanno bisogno di trasfusioni, ma c’è bisogno pure di sacche per chi deve essere operato e di plasma da cui si estraggono i farmaci salvavita. Non sono cose che si comprano o che si possono produrre artificialmente. E siccome non ce ne sono abbastanza, è fondamentale aumentare il numero di donazioni». A mettere il dito nella piaga è Katia Patti, direttore dell’unità operativa complessa di Oncoematologia dell’ospedale Cervello, reparto che è anche centro di riferimento regionale per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle leucemie e dei linfomi per il trapianto di midollo osseo.
L’azienda ospedaliera, che accorpa anche l’ospedale di Villa Sofia, è tra quelle che in Sicilia hanno maggiori difficoltà: per quest’anno, infatti, il consumo stimato di sangue si aggira attorno a 21 mila sacche ma all’appello ne mancheranno 6.200, che arriveranno solo grazie all’aiuto di altre strutture sanitarie. L’Emilia Romagna, con cui la Regione ha stipulato una convenzione, ne fornirà circa 1.500, mentre le altre arriveranno da Trapani, Sciacca, Marsala e Siracusa attraverso una serie di scambi interni.
All’ospedale Civico, invece, sono 1.700 le unità da acquisire per evitare che la carenza di sangue possa ripercuotersi sugli assistiti: in questo caso a correre in aiuto saranno il Policlinico e gli ospedali di Agrigento, Caltanissetta e Sciacca.
Un servizio completo di Fabio Geraci sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi

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