Per sei giorni niente acqua in sette Comuni della provincia di Palermo, tutti lungo la costa occidentale, e in alcune zone della parte nord-ovest della città. La sospensione è necessaria per consentire alcuni lavori all’adduttore dell’invaso Poma, a Partinico, definiti dalla Regione «improcrastinabili».
Un incubo, o giù di lì. Perché l’originaria richiesta era di interrompere i prelievi per 15 giorni, ma durante un tavolo tecnico con l’Amap, guidata da Alessandro Di Martino, si è arrivati al compromesso dei giorni a partire da dopodomani all’alba. Ma chi può dire che l’intervento non avrà bisogno di più tempo? Gli operai scaveranno lì dove ci sono le perdite negli adduttori in cemento armato precompresso e non si sa se troveranno una situazione che comporterà ulteriori approfondimenti tecnici. Al momento, però, la stima dei sei giorni di lavori si basa sul fatto che occorre solamente tamponare quattro falle, per le quali la Regione è stata costretta negli anni a pagare conti salatissimi per danni ai terreni circostanti, periodicamente allagati. Rinvio dopo rinvio, a un certo punto la questione non poteva essere più spostata in avanti senza incorrere in qualche forma di responsabilità per danno erariale.
L’intervento, affidato a una ditta privata per circa 80 mila euro, obbliga lo spegnimento del potabilizzatore Cicala e la sospensione dell’attività di prelievo dall’acquedotto Jato, che alimentano tutti i Comuni della fascia costiera occidentale fino al capoluogo.
L’Amap, che gestisce le reti idriche nella maggior parte dei centri palermitani, ha diramato una nota con cui si informa che da martedì 24 ottobre alle 6 si avvierà «la riduzione delle pressioni di esercizio, fino all’interruzione dell’erogazione nelle utenze di Balestrate, Trappeto, Terrasini, Cinisi, Carini, Capaci e Isola delle Femmine». Vista la contiguità territoriale, tutto lascia supporre che avranno contraccolpi quartieri come Sferracavallo, Tommaso Natale, l’area di Cruillas e persino viale Strasburgo. La parte meno piacevole è che i disservizi «allo stato attuale sono circostanziabili». Anche se si sa che potranno verificarsi alle utenze rifornite dal Canale di Scillato, ad alcuni distretti della città «e, potenzialmente, anche a Comuni non direttamente alimentati dall’acquedotto Jato».
Nel corso del tavolo tecnico di venerdì, comunque, Amap avrebbe assicurato che i sistemi che ha a disposizione hanno una capacità autonoma di rifornimento per la città di 5 giorni. Poi, si entra in una zona ignota. L’azienda di via Volturno, intanto, si sta attrezzando per garantire eventualmente una distribuzione alternativa con autobotti. Fra le utenze «eccellenti» tagliate fuori ci sarà anche l’aeroporto Falcone-Borsellino. Ma dallo scalo di Punta Raisi fanno sapere di avere riserve tali da potere resistere in autonomia per venti giorni.
In una nota della scorsa settimana, il dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti della Regione ha scritto alla società partecipata suggerendole, prima dell’interruzione, di «incrementare al massimo la capacità di riserva a monte della propria linea distribuzione». Inoltre, durante il periodo dell’interruzione della derivazione dal serbatoio Poma, è opportuno che Amap incrementi, in via surrogatoria, i prelievi da altre fonti di approvvigionamento interconnesse con il sistema dei distribuzione gestito». In sostanza, si suggerisce di sopperire al mancato approvvigionamento da ovest con un maggior prelievo dagli adduttori cittadini da est, utilizzando la condotta pedemontana. Per intanto, bisogna sperare due cose: che il clima continui a essere clemente per consentire un intervento di manutenzione veloce e poi che bastino veramente sei giorni per venire a capo di questo guaio.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia