Il giudice monocratico del tribunale di Termini Imerese, Daniela Mauceri, ha assolto Giovanni Napolitano, 39 anni, accusato di ricettazione perché il fatto non sussiste. Il datore di lavoro, un gommista di Termini Imerese, lo aveva accusato di avergli pagato la somma di 1.800 euro tramite un assegno che faceva parte di un lotto di assegni rubati. Napolitano, difeso dall’avvocato Salvatore Pirrone, era un collaboratore del gommista, ma non aveva un regolare contratto.
Il fatto è emerso quando ha pagato un lotto di gomme con un assegno per l’ammontare di euro 1.800. Il grossista di pneumatici, negoziando l’assegno, ha scoperto che risultava rubato e ha denunciato il fatto ai carabinieri. A questi ultimi, il gommista ha dichiarato di aver ricevuto l’assegno da Napolitano. A suo dire, si trattava di un assegno a garanzia per l’acquisto dell’attività commerciale, che avrebbe venduto al prezzo di oltre 50 mila euro. A conforto di questa tesi, il gommista ha prodotto anche una scrittura privata firmata da Napolitano. Tuttavia, nel corso del dibattimento, l’avvocato è riuscito a dimostrare che, anche se la firma di Napolitano sulla scrittura privata fosse autentica, quest’ultimo era convinto di aver firmato un contratto di lavoro. Inoltre, tramite la testimonianza del fornitore di pneumatici , è emerso che l’assegno è stato compilato interamente dal gommista. Dunque, Napolitano era totalmente estraneo ai fatti. «Il mio assistito in questa vicenda è stato molto ingenuo - dice l’avvocato - ma siamo riusciti a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti contestati».
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