«Se parlassi io, mezza squadra sua, si porterebbero a tutti... Quanti piccioli gli ho fatto vuscare (quanti soldi gli ho fatto guadagnare, ndr) : un 20, un 15, un 18». È una delle intercettazioni che incastra Fabrizio Spedale, uno dei poliziotti di Palermo arrestati per corruzione, peculato e falso. Spedale avrebbe passato informazioni riservate su indagini in corso a Ignazio Carollo, spacciatore di droga, e avrebbe fatto sparire quantitativi di hashish sequestrati durante le indagini. La droga, sulla carta distrutta, sarebbe tornata invece nel mercato illecito e il ricavato delle vendite sarebbe stato spartito con gli agenti infedeli. E proprio Carollo, parlando con la madre e non sapendo di essere intercettato, si lamentava della «inefficienza» del poliziotto che non sarebbe più stato disponibile come un tempo e rivelava alla donna i suoi passati rapporti con l’indagato. «Il chiaro riferimento - scrive il gip - è al versamento di corrispettivi pecuniari a Spedale e altri poliziotti non identificati». Le cifre sarebbero riferite al quantitativo di droga venduto, il cui guadagno era finito nelle tasche degli agenti corrotti. Sempre parlando con la madre, Carollo di fatto svelava l’accordo col poliziotto: «...le sequestrava ste cose!!..» e invece di distruggerla («e la doveva andare a buttare...»), «invece me li dava a me», per rivenderla e dividere i ricavi: «Mi dava 20 mila euro... (di droga da vendere, ndr)».