Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

La maxi-inchiesta sui furbetti del cartellino alla Rap di Palermo, la carica dei 101 indagati: contestati 1.385 episodi

C’era chi andava a fare la spesa, chi al bar, chi, semplicemente, ne approfittava per andare a fare un pisolino in auto o a sbrigare faccende personali. Il tutto, ovviamente, durante l’orario di lavoro. Una prassi ormai consolidata nella sede di Brancaccio della Rap, la partecipata del Comune di Palermo che si occupa della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Una azienda in costante emergenza che si trova a fare i conti con spazzatura non raccolta, mezzi desueti, carenza di personale e assenteismo. I numeri che vengono fuori dall’ultima inchiesta della Procura di Palermo, coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, sono inquietanti. In tre mesi di indagine sono finiti nel registro delle notizie di reato ben 101 dipendenti che ormai avevano messo a segno metodi sicuri per lavorare meno possibile. Tra gli escamotage un classico dei classici: a turno qualcuno strisciava cinque o sei badge consentendo ai colleghi di risultare al lavoro sebbene avessero lasciato la sede pochi minuti dopo essere arrivati. I vertici della Rap ora vogliono vederci chiaro e sono pronti a sanzionare, fino al licenziamento, chi ha fatto il furbo. L’indagine, svolta dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Palermo Piazza Verdi, nasce dalla denuncia di una funzionaria che ha presentato un esposto lamentando furti di carburante dai mezzi della società. Da allora i militari hanno cominciato a sorvegliare i dipendenti scoprendo gli autori del furto - due dei 101 rispondono anche di questo reato - e un assenteismo massiccio e prolungato. L’inchiesta è andata avanti da maggio a luglio 2021. Gli indagati sono stati pedinati e controllati per giorni e sono venuti fuori ben 1.385 episodi. Gli inquirenti hanno stimato per la società un danno economico di quasi 40.000 euro per un ammontare di 2.800 ore di assenza. «È una vecchia indagine, ovviamente attendiamo l’esito e dove risultassero gravi inadempienze ci costituiremo parte civile», ha commentato a caldo il presidente della Rap Giuseppe Todaro. A 18 degli indagati, quelli a cui si contestano le violazioni di legge più gravi i militari hanno notificato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I «furbetti del cartellino» timbravano il badge e poco dopo uscivano senza alcun controllo. Sono accusati a vario titolo di truffa aggravata, false attestazioni o certificazioni e appropriazione indebita. «Ringrazio la Procura e i carabinieri per il forte impulso dato alle indagini, scaturite dalla denuncia di un nostro dirigente. Al contempo mi rammarico che vengano coinvolti, anche in flagranza di reato, dipendenti accusati di atti criminali contro la propria azienda. Oltre a danneggiare l’immagine della Rap, vengono colpiti anche tutti quei lavoratori che ogni giorno svolgono con dedizione il loro dovere. Questa inchiesta è un’ulteriore tegola che si abbatte sulla Rap», ha aggiunto Todaro. «E tutto questo accade mentre ci battiamo e sacrifichiamo tempo e risorse per tenere in piedi l’azienda, per scongiurare l’ennesima emergenza, per risanare i conti ed evitare anche il fallimento. Ogni giorno contrastiamo migliaia di palermitani che abbandonano rifiuti ovunque, mezza città che pretende un servizio adeguato ma poi dimentica di pagare la Tari e adesso ci tocca aprire un ulteriore fronte all’interno, con decine di dipendenti che, a quanto pare, non hanno ancora capito quanto seriamente a rischio sia il futuro dell’azienda». «Se confermate le ipotesi accusatorie, prenderemo provvedimenti durissimi, ove ci siano i presupposti anche per il licenziamento», ha annunciato.

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