«La questione è già da tempo in mano ai miei legali e sarà risolta da me in breve tempo e senza la necessità di ricorrere a soldi pubblici». Parola di Giovanni Impastato, che ha voluto chiarire la sua posizione dopo che il giudice per l’Esecuzione, Gianfranco Pignataro, ha fissato - come anticipato ieri dal Giornale di Sicilia - per l’8 febbraio del 2024 la prima udienza per la vendita all’asta della Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato di Cinisi. L’immobile era stato pignorato in seguito a una sentenza esecutiva del tribunale civile, emessa più di tre anni fa. Sull’abitazione in cui viveva Peppino Impastato, ucciso per ordine del boss Gaetano Badalamenti il 9 maggio del 1978, grava un debito di oltre 130 mila euro, vantato dall’attore e cabarettista Dario Veca nei confronti del fratello del fondatore di Radio Aut e che è poi sfociato nel pignoramento di tutti beni di quest’ultimo.
Il rischio che l’edificio di corso Umberto, dedicato alla memoria di Peppino e di sua madre Felicia, possa andare perduto e con esso un simbolo della legalità e della battaglia contro la mafia, sembra essere comunque scongiurato. La Soprintendenza ai Beni culturali ha infatti recentemente confermato la sua volontà di esercitare la prelazione di acquisto nel caso di una cessione a soggetti diversi dagli attuali proprietari per preservare i reperti storici contenuti nel museo.
Una clausola di cui Giovanni Impastato sembra non voglia avvalersi: «Ringraziamo la Regione - scrive in un comunicato - che si è offerta generosamente di interessarsene, ma non riteniamo necessario usufruire di questo aiuto, bensì di risolvere autonomamente. Casa Memoria Impastato continuerà a resistere come ha sempre fatto in questi lunghi 45 anni, esclusivamente con l’impegno e le risorse della famiglia Impastato e della nostra associazione, che da tanti anni lavora instancabilmente nel nostro territorio».
Fin qui il futuro della Casa Memoria. Ma Impastato ha annunciato novità sul fronte della mancata restituzione del prestito, puntualizzando che «ci sono indagini molto riservate sul soggetto in causa» e aggiungendo che nei prossimi giorni «approfondiremo la questione dalla quale emergerà qualche sviluppo in più». Probabilmente il fratello di Peppino si riferisce al fatto che aveva denunciato Veca per usura, anche se l’inchiesta finora non sarebbe approdata a nulla: «Per altre dichiarazioni uscite sui giornali – ha spiegato Impastato - tante inesattezze, falsità e attacchi alla mia persona, sono già in corso azioni legali. Ci riserviamo di dare più avanti ulteriori spiegazioni relative a questa vicenda, nel rispetto delle indagini in corso da parte della Procura. Non saranno i tentativi di screditare il nostro operato a fermarci, anzi andremo avanti con maggiore impegno con le attività di Casa Memoria che rappresenta un importante punto di riferimento nel territorio, grazie al lavoro instancabile di tanti attivisti e volontari». La replica di Veca sgombrerebbe però il campo dagli equivoci: «Sono stato sentito da due magistrati e da un colonnello della guardia di finanza – dice – e da allora le indagini sarebbero state prorogate per due volte. In base alle informazioni raccolte dal mio avvocato si sarebbero chiuse il 2 ottobre dell’anno scorso e non ho più ricevuto alcuna comunicazione».
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