A Palermo stendere i propri panni o partire tranquilli e godersi le vacanze sta diventando un lusso per pochi. Più precisamente, per chi abita dal secondo o terzo piano in su. Lo sanno bene i residenti di via Sammartino, che non vedono gli operatori del settore Ville a Giardini dal (lontano) 2019: ben quattro anni e tra pochi mesi bisognerà ritoccare ulteriormente il dato mentre i cittadini della zona sono ormai esasperati. Ai primi piani niente luce - né solare né la pubblica illuminazione durante la sera - e la costante paura del possibile ingresso di ladri o insetti, certamente non benvenuti, così come di topi e a volte anche di gatti randagi.
Un vero e proprio muro verde che li separa dai gesti più semplici e quotidiani quali stendere il proprio bucato o semplicemente aprire la propria finestra e godere del proprio balcone. A percorrere la strada da pedone o automobilista, si può in effetti rimanere affascinati dalla lunga e ininterrotta distesa di alberi anche se molti dei cittadini che attraversano a piedi la zona sono costretti a schivare le fronde pendenti. Lo stesso sentimento di stupore però non alberga certo nelle case dei residenti, che si vedono ormai abbandonati dal comune: sono centinaia infatti le segnalazioni che giornalmente arrivano sulla scrivania degli uffici dell’ottava circoscrizione, mail e richieste che rimangono però inascoltate e chiuse dento i cassetti in attesa di una risposta da parte dell’amministrazione che puntualmente non arriva.
«La situazione è ben visibile - dice Giusi Chinnici, residente in via Sammartino e consigliera dell’ottava circoscrizione eletta a portavoce dei residenti - siamo in tanti a lamentarci della situazione e ad inviare continuamente richieste di potature, come ha fatto in questi anni un mio vicino di casa, l’avvocato Dario Greco, residente al primo piano del palazzo accanto. Io fortunatamente abito al secondo piano e ancora posso godere della luce ma chi abita al piano inferiore è prigioniero in casa sua». Tra i residenti c’è rabbia, anche se alcuni preferiscono non parlare, e in molti hanno scelto di non partire per paura di poter subire rapine: «Come è ben visibile - prosegue Chinnici - la possibilità di arrampicarsi ed entrare nei balconi della gente c’è e sarebbe un’operazione anche piuttosto facile. Molti hanno scelto di non partire proprio per paura. L’unica sicurezza che abbiamo è un esercizio commerciale sotto casa (un ristorante) che ovviamente illumina e crea movimento. Bisogna tenere conto che non arriva neanche l’illuminazione pubblica: viene coperta da questa barriera fatta di rami e foglie che creano una situazione di oscurità 24 ore su 24. La nostra sicurezza non può essere affidata alla presenza di un’attività commerciale, deve fondare su basi più stabili e concrete». Un bene prezioso della città, dunque, è diventato un vero e proprio problema: «Bisogna risolvere al più presto - conclude la residente e consigliera di circoscrizione - è stata fatta anche una delibera nella precedente consiliatura di richiesta di potatura ma è rimasta inevasa, non è seguito alcun riscontro».
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