Stupro a Palermo, dopo i primi arresti il branco voleva vendicarsi della vittima: lunedì gli interrogatori
Avevano pensato di punire la vittima per farle rimangiare la denuncia di stupro. Si legge anche questo nell’ordinanza del gip di Palermo che ha portato all’arresto di sette giovani, accusati di aver violentato una diciannovenne la notte del 7 luglio scorso in un cantiere abbandonato sulla costa del capoluogo siciliano. L’idea di una spedizione punitiva era venuta a due dei quattro finiti in manette soltanto ieri, dopo che altri tre complici erano stati arrestati il 3 agosto. I carabinieri, proprio in questa data, hanno intercettato due degli indagati, fino ad allora a piede libero, Samuele La Grassa ed Elio Arnao, che secondo il giudice coltivavano «una volontà punitiva» nei confronti della persona offesa. Una volontà che si somma alle minacce fatte arrivare alla ragazza affinché non rivelasse quanto accaduto quella notte di luglio al Foro Italico. I due, convocati in caserma, discutono del rischio che Angelo Flores, il ragazzo che filmò lo stupro, avesse fatto i loro nomi. Su whatsapp La Grassa scrive: «Ti giuro, stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta... gli dico guarda che cosa mi hai fatto e poi gli do una testata nel naso», riporta nel messaggio. Lunedì in tribunale a Palermo ci saranno gli interrogatori dei sette arrestati, tutti accusati di violenza di gruppo. Dopo avere fatto ubriacare la giovane durante una serata trascorsa nei locali della movida, nel mercato storico della Vucciria, l’avrebbero trascinata a forza in una zona isolata, dove l’hanno violentata. Tra di loro anche un ragazzo che fino a un mese fa era ancora minorenne. Dopo lo stupro, il branco ha abbandonato la vittima per strada, prima di andare a mangiare in una rosticceria sul lungomare.