Palermo

Mercoledì 18 Dicembre 2024

Truffa sui fondi Ue, la Corte dei conti sequestra 5 milioni ad una azienda di Geraci Siculo

L'ingresso della Corte dei Conti

A gennaio l’indagine della guardia di finanza del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo coordinati dalla procura europea aveva portato al sequestro di oltre 7 milioni di euro nei confronti dell’azienda Agricola Puccia di Geraci Siculo nelle Madonie. L’azienda ha realizzato un complesso zootecnico con mattatoio a Polizzi Generosa (Palermo) secondo l’accusa frodando l’Unione europea. Adesso è scattato un nuovo sequestro di oltre 5 milioni e mezzo disposto dalla procura della Corte dei conti diretta da Pino Zingale. Un sequestro conservativo per il danno erariale che sarebbe stato provocato dalla presunta truffa contestata per ottenere erogazioni pubbliche gonfiando le spese con fatture inesistenti ed operazioni inesistenti. La procura oltre al decreto di sequestro ha notificato un invito a dedurre nei confronti di Santi Giaconia attuale rappresentante legale della Agricola Puccia srl e Bartolo Giaconia in qualità di amministratore unico svolto dall’aprile del 2013 al dicembre del 2015. Il sequestro conservativo terreni, immobili e fabbricati e quote societarie. Il provvedimento di sequestro è stato eseguito dalla fuardia di finanza. L’attività della procura della Corte dei conti nasce proprio dalle indagini dei finanzieri che avevano visti coinvolti i vertici dell’azienda. Le indagini condotte dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, guidati dal colonnello Gianluca Angelini, hanno riguardato i contributi a fondo perduto, di origine europea e nazionale, per circa 5,5 milioni di euro, concessi a una società dalla Regione Siciliana nell’ambito Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013. Secondo quanto ricostruito nelle indagini gli indagati avrebbero realizzato un meccanismo con il quale avrebbero gonfiato le spese oggetto dei contributi pubblici una falsa attestazione sulla data di conclusione dei relativi programmi di investimento. Il costo dei beni rendicontati alla Regione sarebbe aumentato secondo l’accusa, con un giro di fatture emesse da diverse società distinte tra loro, ma di fatto riconducibili a un unico gruppo imprenditoriale. Si tratterebbe di «passaggi» solamente cartolari tra più società che avrebbero fatto aumentare artificiosamente il costo finale dell’investimento documentato alla Regione Siciliana.

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