Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Il racconto da Monte Pellegrino: «Il razzo è passato sulle nostre teste, in pochi minuti è stato l’inferno»

L'incendio di Ferragosto a Monte Pellegrino

A provocare l’incendio che nella notte di Ferragosto ha devastato Monte Pellegrino, a Palermo, minacciando anche di distruggere Castello Utveggio, sarebbero stati un razzo di segnalazione, come quelli che si usano in mare, o un bengala adoperato per i giochi pirotecnici. A confermare questa tesi ci sono diversi testimoni che abitano tra via Pietro Bonanno e via Ammiraglio Gustavo Nicastro, in alcune delle palazzine che sorgono proprio ai piedi della montagna. Nella serata maledetta della vigilia di Ferragosto avrebbero visto passare sopra le loro teste la scia luminosa generata dal lancio di uno di questi oggetti. «Stavamo cenando nel terrazzo assieme ad alcuni parenti - racconta Gaetano - quando abbiamo sentito tre o quattro forti boati provenire dalle case alle nostre spalle. Qualcuno stava lanciando razzi, non sono in grado di dire se fossero predisposti per i fuochi d’artificio o per qualche altro tipo di situazione, fatto sta che dopo una decina di minuti la montagna era avvolta dalle fiamme. È stato davvero terribile, un inferno». Su questa ipotesi investigativa stanno indagando i carabinieri del nucleo Anticrimine forestale, che hanno acquisito alcune foto e i video che mostrerebbero il momento in cui sono partiti i razzi proprio dalla zona di via Bonanno. Sono gli stessi militari che si stanno occupando dei roghi che, tra il 24 e il 25 luglio, si innescarono contemporaneamente a San Martino delle Scale, Pioppo, Villa Ciambra e Pezzingoli, quattro delle cinque frazioni di Monreale colpite dalle fiamme. Dietro l’incendio di Monte Pellegrino c’è sicuramente la mano dell’uomo: resta da capire se la responsabilità sia legata al dolo dei soliti criminali oppure se si sia trattato di un gesto sconsiderato di qualcuno che ha esagerato durante i festeggiamenti per il Ferragosto. «Il razzo non è certamente arrivato da una barca - commenta un ex marittimo residente in via Bonanno -. Sarebbe impossibile coprire questa distanza dal mare. È probabile che qualcuno lo abbia sparato dal balcone o dal terrazzo di casa, pensando di fare una cosa divertente e invece ha causato un disastro». Ieri gli operai del corpo forestale della Regione hanno scoperto e rimosso una catasta di rami secchi e sterpaglie, potenzialmente in grado di essere accesi, lungo la strada che sale verso il santuario dal versante di Mondello (via Monte Ercta) e sul lato dell’Addaura. Pure su questo ritrovamento sono in corso ulteriori approfondimenti, anche se alcuni tra gli stessi forestali sembrano scettici sul fatto che i cumuli possano essere stati piazzati dagli incendiari. «Sapevamo che erano lì da un paio di settimane, ma non abbiamo fatto in tempo a toglierli», dicono in attesa degli esiti delle indagini. Anche il direttore della riserva di Monte Pellegrino, Giovanni Provinzano, è convinto che sia stato un razzo a far sviluppare le fiamme, lunedì sera, sul fronte che sovrasta la Fiera del Mediterraneo, perché il luogo da cui si è sviluppato è inaccessibile: «Il punto d’impatto, a metà della scala vecchia dell’acchianata, non è raggiungibile a piedi - spiega - per cui l’ipotesi del razzo, peraltro corroborata dalle immagini, è la più accreditata. Anche se non abbiamo trovato nessun materiale, per via delle alte temperature che hanno bruciato eventuali residui». Ancora ieri mattina l'elicottero della forestale ha eseguito diversi lanci d’acqua e le squadre sono state impegnate sul terreno per evitare che in alcune zone potessero ravvivarsi nuovi focolai a causa del vento: «La bonifica sulla montagna è stata completata - conclude Provinzano -. Al momento non ci sono più incendi: situazione sotto controllo».

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