Viveva ad Altofonte, lascia moglie e 3 figli: nel caos dell'incendio il forestale Matteo travolto da altri soccorritori
Una morte assurda. Si era procurato una lesione alla colonna vertebrale mentre era impegnato a spegnere l’incendio che il 24 luglio aveva devastato Monte Cuccio, a Palermo. Ma l’operaio forestale Matteo Brandi, 67 anni, non è riuscito a riprendersi e si è spento domenica notte all’ospedale Buccheri La Ferla, dove era stato ricoverato. Monrealese, sposato, padre di tre figli, viveva ad Altofonte, ma lavorava a Palermo, faceva parte degli stagionali che sono inseriti nell’organico del servizio antincendio regionale. In quel giorno maledetto - secondo il racconto di alcuni testimoni - Brandi era a Monte Cuccio, con la sua squadra e con gli uomini della Protezione civile: in un momento di concitazione, con le fiamme che si stavano avvicinando, alcuni soccorritori lo avrebbero urtato tanto da farlo cadere violentemente a terra, sbattendo la schiena e le spalle su un masso. Subito i colleghi hanno capito che le condizioni del forestale erano gravi, perché non muoveva più le gambe e non riusciva a parlare, quindi l'hanno trasportato al Buccheri La Ferla dove è stato operato d'urgenza. Da dieci giorni era assistito nel reparto di rianimazione, c’erano stati alcuni progressi: addirittura si cominciava già a parlare della riabilitazione, poi purtroppo è arrivato il peggioramento e ieri la notizia della crisi fatale. Matteo Brandi è la quarta vittima dei roghi, assieme ai coniugi Salvatore Cometa, di 78 anni, e Teresa Monastero, di 76, palermitani di Borgo Nuovo carbonizzati nella loro casa di villeggiatura a Cinisi, e a Rita Pillitteri, 88 anni, che aveva problemi a muoversi ed era deceduta all’interno del suo appartamento di San Martino delle Scale, perché i sanitari non erano riusciti a raggiungerla in tempo e darle soccorso, a causa dell'incendio. Altri due operai, invece, sono ancora ricoverati al centro ustioni dell’Ospedale Civico: si tratta dell’ispettore Ciro Cavataio, 61 anni, e Rosario Tiversia, 52 anni, entrambi con gravi ustioni in tutto il corpo. Tantissimi i messaggi di cordoglio per Brandi, a partire da quello del presidente della Regione, Renato Schifani, e della sua giunta: «Una perdita che ci addolora e che colpisce al cuore soprattutto quei lavoratori che sono sempre in prima fila per difendere la nostra terra. Faremo tutto quanto in nostro potere per garantire la loro sicurezza sul campo e valorizzare sempre di più il loro lavoro». Anche il capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Fabrizio Curcio, e il dirigente generale di quella siciliana, Salvo Cocina, hanno fatto sentire la loro vicinanza alla famiglia di Matteo Brandi, rinnovando «stima e gratitudine ai tanti operatori e ai volontari - scrive Curcio - che, con dedizione e purtroppo anche a rischio della propria vita e incolumità, operano ogni giorno nei molteplici ambiti di Protezione civile». Sui social il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha rivolto le sue condoglianze «alla famiglia e ai colleghi dell’operaio della forestale che ha perso la vita. Onoriamo chi ha sacrificato la propria vita per difendere l’intera comunità». Lutto anche a Monreale, con il pensiero del sindaco Alberto Arcidiacono per Matteo Brandi: «Un prezioso operatore per la sicurezza del territorio - ha scritto - che insieme a tanti colleghi si è speso per il bene comune». Oltre alla solidarietà per la tragedia che ha colpito la famiglia Brandi, i sindacati attaccano sul tema della sicurezza. Il segretario della Flai Cgil, Dario Fazzese, ha annunciato una manifestazione per chiedere la riforma del settore «affinché a fronteggiare gli incendi non siano più lavoratori di 67 anni, che invece dovrebbero trasmettere la propria esperienza e professionalità ai tanti giovani che avrebbero la voglia e la forza di impegnarsi per la tutela della propria terra». Il segretario della Uila Sicilia, Nino Marino, propone «che si renda onore a Matteo Brandi riconoscendo valore e generosità del lavoro svolto tra mille difficoltà e incomprensioni, carenze di mezzi e condizione di cronica precarietà, dagli operai forestali di Sicilia».