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Morì folgorata a Montemaggiore, la sorella: "Natalia è stata dimenticata"

Nel giorno del quindicesimo anniversario della morte della tredicenne, le parole di amarezza di Giovanna Scorsone: "Mai una cerimonia, qui vogliono dimenticare tutto"

"Oltre a non esserci alcun responsabile, per la morte di mia sorella non c'è nemmeno il ricordo delle istituzioni". Sono le parole piene di amarezza di Giovanna Scorsone, sorella di Natalia, morta a 13 anni a Montemaggiore Belsito, in provincia di Palermo, in seguito a una scarica elettrica. Da quel giorno sono trascorsi esattamente quindici anni: era il 9 agosto del 2008 quando in corso Re Galantuomo toccò un palo dell’illuminazione pubblica e fu colpita da una potente scarica elettrica che non le lasciò scampo. A provocare la tragedia sarebbe stato il mancato rispetto di alcune condizioni di sicurezza, ma nel 2019 il processo in appello si è concluso senza alcun colpevole: è arrivata la prescrizione per due imputati, sono stati assolti nel merito altri tre. La madre e la sorella della vittima sono state anche condannate a pagare le spese legali.

"Noi non abbiamo più fiducia nella giustizia - dice Giovanna -  con l'epilogo di quel processo mia sorella è morta una seconda volta. Mai però avrei immaginato questo silenzio perenne dell'amministrazione comunale. Qui a Montemeaggiore mai in quindici anni si è svolta una manifestazione o una piccola cerimonia in memoria di Natalia. Anzi, ormai crediamo che ci sia l'intenzione di dimenticare del tutto mia sorella e ciò che le è successo". Giovanna Scorsone è sconfortata: "Siamo stati abbandonati dalla giustizia e dalle istituzioni. Se non fosse stato per noi familiari non esisterebbe nemmeno la borsa di studio che porta il nome di Natalia, che ci manca terribilmente ogni giorno e ogni 9 agosto sempre di più".

Ed è proprio nel giorno del quindicesimo anniversario della morte che Giovanna condivide una fotografia della sorella, sorridente e nel pieno della sua adolescenza. "Di te sono rimasti i libri lasciati sulla scrivania, i vestiti appesi nell'armadio - scrive -. Chissà come saresti diventata donna, chissà cosa avresti imparato, chissà quanto avresti viaggiato. Chissà...Sono passati quindici anni ma tu ne avrai per sempre tredici".

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