Rabbia e domande vengono sfogate e urlate sotto l’assessorato delle politiche sociali in via Garibaldi a Palermo. I percettori del Reddito si riuniscono in protesta dopo il messaggio dell’Inps. «Domanda del reddito sospesa» recita il testo inviato su whatsapp alle tante famiglie, che ora scendono in piazza a protestare: «Io ho dormito per cinque anni in un vagone treno - racconta Lorenzo Salvatore -, poi grazie al reddito avevo ritrovato una mia dignità, una casa e adesso mi stanno togliendo nuovamente tutto. Ma non finirò in un angolo ad aspettare di morire».
Lorenzo ha lavorato per quindici anni come magazziniere ma adesso non trova più un posto nelle aziende: «Sono un magazziniere qualificato - racconta - ho lavorato quindici anni nei supermercati e ingrosso detersivi, ora faccio volontariato sempre come magazziniere alla Caritas. Come povero sono utile ma appena c’è da dare un lavoro no. Ma non si può vivere di solo volontariato».
«Noi non vogliamo esser campani dallo stato, vogliamo lavorare ma non possiamo essere troncati così e lasciati in mezzo ad una strada - dice Donatella Alfano -, i corsi di formazione dovevano partire a gennaio ma non ci hanno dato il tempo. Il governo è contro di noi, siamo stanchi».
Le storie sono tante e le famiglie rimaste a secco pure: «Io a dicembre non avrò più il reddito - spiega Giovanni Cavarretta - prendo circa 600 euro ma pago 500 euro di affitto ho due bambine. Come faccio? Poi la Meloni ci vuole dare la metà, ma con la luce, l’acwua da pagare e la spesa, come faccio? Anche ai colloqui offrono tanto quanto, siamo sfruttati».
«A me scade a novembre e ho percepisco poco più di mille euro - racconta invece Angelo Fasciglione -, ho una casa in affitto, una bambina e una moglie. Le utenze di devono pagare, insomma vivo con il minimo. Quando scadrà l’assegno non so cosa farò: lotto insieme agli altri sperando che possano pensare a noi, che questo governo faccia qualcosa, anche per il lavoro».
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