Palermo, il cimitero di case di Borgo Nuovo: «Cadevano dall'alto serrande bruciate e sciolte dalle fiamme»
Hanno rischiato di morire, bruciati nelle fiamme, lo sanno bene e per questo alzano gli occhi al cielo e ringraziano di essere ancora vivi, ma quando hanno visto le loro case ridotte a cumuli di cenere e macerie, non hanno trattenuto le lacrime. I 40 sfollati, divisi dal Comune di Palermo tra gli hotel San Paolo, Astoria e Cortese, da sei giorni vivono nelle strutture ricettive e non possono ancora mettere piede nelle loro abitazioni, distrutte dagli incendi. Ad avere subito i danni maggiori sono le famiglie di Mondello e soprattutto di Borgo Nuovo. «Guardavamo la montagna sopra casa nostra che cominciava a bruciare - racconta Francesca Tortorici, 68 anni residente al piano terra di una palazzina a tre piani in via Erice -. Un elicottero stava provando a spegnere quell’incendio con dell'acqua. Scene come quella negli anni ne avevamo viste tante e mai avremmo potuto immaginare quello che da lì a poco sarebbe accaduto. Non c'era ancora paura tra noi, ripeto, ai piccoli roghi in montagna ci siamo abituati e gli interventi di spegnimento delle fiamme si sono sempre attivati velocemente. Siamo andati a dormire quella notte tranquilli, senza paura. Il giorno dopo però si è alzato un vento caldo e le temperature si sono innalzate - continua la signora -. A quel punto abbiamo iniziato a preoccuparci perché le fiamme c'erano ancora e temevamo che potessero ingrandirsi. E così è stato. L'incendio ha raggiunto alcune baracche e casupole a poca distanza da noi e abbiamo visto che si allargava a vista d'occhio. In pochi minuti è arrivato anche nelle nostre abitazioni. Affacciandoci alla finestra, abbiamo visto cadere pezzi di serrande bruciate e sciolte dalle fiamme. Cadevano dall'ultimo piano, lì abbiamo capito che c'era una sola cosa da fare: scappare. Ci siamo avvolti nelle lenzuola bagnate e siamo usciti di corsa fuori in giardino. Anche la parte esterna della casa era avvolta dalle fiamme. Abbiamo visto la morte con gli occhi». Francesca non potrà mai dimenticare quella giornata, la paura di perdere la figlia e i due nipoti che vivono con lei e i suoi due cani. I volontari della Protezione civile hanno messo le famiglie in contatto con il Comune e ora sono tutti insieme all'hotel Astoria. Sono al sicuro adesso eppure non riescono a dormire la notte, ripensano a quei momenti, tornano le urla nelle orecchie e sale l'ansia. E poi c'è la tristezza perché non si sa per quanto tempo ancora staranno in questa situazione. «Vivevo in quella casa da 50 anni - conclude Francesca Tortorici -. Sono tornata a vedere in quali condizioni è stata ridotta e mi si stringe il cuore. La mia casa e tutta via Erice sono diventate un cimitero». L’assessore comunale con delega alla Sicurezza e protezione civile, Antonella Tirrito, spiega che sono in corso le valutazioni dei tecnici per verificare le condizioni degli immobili colpiti dagli incendi. «Nelle abitazioni dei piani alti che non hanno subito grossi danni si potrà presto fare rientro - dice l’assessore -. I proprietari delle case dove vi sono invece problemi strutturali, per motivi di sicurezza, dovranno al momento rimanere in albergo. Si sta procedendo a questa verifica. Nel momento in cui gli immobili si presenteranno idonei, le famiglie potranno tornare a casa. In caso contrario, non si potrà fare rientro nelle abitazioni. Prima di ogni cosa vi è la tutela della vita umana». Molti si chiedono se per rimettere in sesto le loro case, queste famiglie riceveranno alcuni contributi. «Il Comune ha richiesto di attivare, tramite la Regione, lo stato di emergenza - conclude l’assessore Tirrito - e ci sono danni ingenti ancora non quantificabili. Così facendo, arriverebbero ulteriori aiuti».