Si è concluso il progetto di Ciai "Mano nella Mano", che si è svolto a Palermo, rivolto a mamme straniere che da sole crescono i propri figli.
L'intento del progetto è stato quello di sostenerle per il miglioramento della loro qualità di vita facendo emergere tutte le loro potenzialità, accompagnandole all’accesso ai servizi pubblici e territoriali, ad acquisire consapevolezza e competenza genitoriale e quindi migliorando la vita della loro famiglia.
La fase pilota del progetto è durata da gennaio a luglio 2022 ed è stata finanziata da Johnson & Johnson ed alcuni donatori privati, la seconda fase da novembre ad agosto 2023 finanziata dall’8 per mille alla Chiesa Valdese e ancora da donatori privati, in totale sono state coinvolte circa 100 donne e i loro figli e figlie (circa 50).
Il progetto pensato da CIAI è stato realizzato, in partenariato con l’associazione Donne di Benin City Palermo, l’agenzia per il lavoro SEND e la bibliofficina di quartiere booq.
"All'inizio coinvolgere le donne è stato davvero complicato, sono molto diffidenti e far comprendere loro che questo progetto è stato costruito a partire da uno studio dei loro loro bisogni, non è stato facile così come guadagnare la loro fiducia", ci racconta la facilitatrice di comunità Elisabeth Nicoletti, che dentro il progetto ha avuto un ruolo cardine. Uno dei compiti di Elisabeth è stato quello di stimolare la partecipazione, di “fare rete” di entrare in relazione con loro per orientare il progetto sempre più verso i loro bisogni.
Bisogni fondamentali come la necessità di acquisire almeno una conoscenza di base della lingua italiana: per cui è stato attivato un corso di lingua. O come la necessità di avere un’occupazione lavorativa: per cui è stato attivato il partner di progetto SEND agenzia per il lavoro, che le ha accompagnate in tutto il processo, dalla scrittura del curriculum ai tirocini formativi fino ai primi contratti. L’obiettivo di costruire una nuova vita è passato anche attraverso la conoscenza dei servizi che il territorio mette a disposizione di tutti e tutte, perché possano usufruirne. Particolarmente interessante è stato, infine, il modulo sull’educazione sessuale e riproduttiva, argomenti quasi mai affrontati da queste donne e molto importanti per la loro salute e quella dei loro figli e figlie.
"Mano nella Mano è stato un percorso di crescita per tutti e tutte. - spiega Giulia Di Carlo, coordinatrice del progetto – Siamo partiti dalla lettura del territorio e dei bisogni tra cui spiccava la necessità di promuovere processi di empowerment delle donne migranti con minori a carico. Non senza difficoltà, abbiamo capito che per coinvolgere e supportare realmente queste mamme, bisogna mettere in campo un intervento multidisciplinare e aperto: le “nostre mamme” sono entrate in punta di piedi, ma hanno finito per insegnarci per guidarci su come determinare realmente un impatto sulla loro vita. Vite che sono state e continuano ad essere molto complesse, ogni giorno lottano per portare avanti una vita dignitosa per sé e per i propri figli e figlie: vite che hanno attraversato violenze multiple, forti discriminazioni, grandi difficoltà a orientarsi in ambito sanitario e lavorativo. Il risultato più importante? Si sono affidate a noi, abbiamo costruito insieme una relazione, questo ci ha permesso di accompagnarle per mano fuori dalle tenebre dove troppo spesso si sono trovate. Mano nella mano ha dato i frutti che speravamo è stato uno strumento prezioso per trasmettere gli strumenti a loro necessari per costruire una vita nuova, CIAI e la rete di partner ha messo a disposizione spazi, competenze, risorse: loro hanno fatto tesoro di tutto questo e adesso saranno un poco più libere di essere donne, straniere, mamme".
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