Se chiude gli occhi rivede le fiamme imponenti che si alzano dinanzi a lui, vive di nuovo la paura del momento in cui ha capito che questa volta la natura sarebbe stata più forte di lui, sente ancora quel forte calore attorno al corpo e non lo dimenticherà mai. Da 33 anni nel settore della forestale, l’ispettore Ciro Cavataio di Cinisi è rimasto gravemente ustionato e attualmente è ricoverato al centro ustioni del Civico. Nulla di ciò che ha vissuto gli era mai capitato prima. Parla appena, provato dall’ultima dolorosissima medicazione ma vuole raccontare la sua storia alle pagine del Giornale di Sicilia. «Ero sulla montagna di Terrasini - ricorda Cavataio - e io e miei colleghi stavamo spegnendo l’incendio che tendeva ad espandersi velocemente. Sembrava che fossimo riusciti a spegnerlo, poi improvvisamente le fiamme si sono innalzate di nuovo, più grandi di prima. Non avevamo più acqua a portata di mano, era finita e non ci rimaneva che fuggire. Ci siamo diretti verso i mezzi e durante il tragitto ho sentito che ero avvolto dalle fiamme. Ho capito che non erano solo i 50 gradi di temperatura dell’ambiente ma avevo addosso il fuoco, lo sentivo sui vestiti. Mi hanno tirato fuori dal mezzo i miei colleghi - continua Cavataio sofferente ancora nel suo racconto -, sottobraccio mi hanno fatto entrare in un’auto e mi hanno accompagnato all’ospedale di Partinico, che era quello più vicino. Da lì, mi hanno trasportato in ambulanza all’ospedale Civico di Palermo e sono stato ricoverato d’urgenza al centro ustioni dove mi trovo attualmente. So che rimarrò qui ancora per molto tempo. Mi hanno già detto che la degenza sarà lunga». Ha ustioni sul 40% del corpo di secondo e terzo grado l’ispettore Cavataio. I dolori più grandi e le ustioni più forti sono nella parte anteriore del corpo, alle spalle e alle braccia soprattutto. «Non riesco a muoverle - dice - e le medicazioni e le terapie sono difficili da sopportare ma devo stringere i denti e andare avanti. Prima o poi tornerò alla mia vita fuori da qui». Parla a fatica Cavataio ma si sente comunque fortunato di poter raccontare quello che è accaduto. Anche in questo caso mostra tutte le qualità che un forestale deve avere: coraggio e audacia, amore per la natura, riflessi pronti per saper intervenire nei casi di emergenza e la capacità di non arrendersi mai. Accanto all’ispettore di Cinisi in servizio a Carini, che lotta ogni giorno nel suo letto di ospedale, c’è il forestale Rosario Tiversia, 52 anni, rimasto ustionato a Bagheria, con ustioni di primo e secondo grado, anche lui sotto osservazione e in prognosi riservata. «Abbiamo quasi tutti la stessa età, tra i 50 e i 60 e di esperienze ne abbiamo tante - conclude Cavataio -. Conosciamo bene le nostre montagne ma gli incendi questa volta erano davvero imprevedibili e di grosse dimensioni. Da qui continuo a chiedere come vanno le cose e continuo a sentirmi con i miei colleghi. Spero che la situazione rientri prima possibile, che la nostra Sicilia possa tornare presto a respirare». Le condizioni dei due forestali vengono definite dal primario del centro grandi ustioni del Civico, Enzo Guzzetta, molto serie. «Abbiamo fatto di tutto al momento per salvarli - dice il primario -. Sono arrivati entrambi in gravi condizioni. Monitoriamo continuamente le loro condizioni. Al momento la prognosi è riservata»