Dopo due mesi di buio la chiesa-santuario di Santa Maria Teresa alla Kalsa ritrova la luce. A portarla è don Giuseppe Di Giovanni, già parroco da cinque anni della vicina Santa Maria della Pietà. Oggi pomeriggio si sono riaperti i portoni del santuario per la messa e la tradizionale processione della Madonna del Carmelo: tradizione e memoria storica erano state messe a repentaglio dopo l’ultima messa celebrata il 28 maggio scorso dal commissario dei Carmelitani di Sicilia, ordine religioso che aveva in affidamento la chiesa dal 1947. In quell’occasione il commissario aveva avvisato i fedeli che stavano per assistere all’ultima celebrazione. Dopo la morte di padre Mario Frattitta, per 50 anni rettore della chiesa, l’ordine si è trovato impreparato e costretto a riconsegnare le chiavi all’arcidiocesi. Il vescovo monsignor Corrado Lorefice ha subito individuato il nuovo rettore, spinto anche dalle grandi proteste e richieste arrivate da tutto il quartiere, che sentiva scivolare via dalle proprie mani la propria identità. Così, oggi, a riaprire ufficialmente i portoni del santuario è stato don Di Giovanni: «Qui storicamente c’è un legame fortissimo con il santuario: dire Kalsa e Santa Teresa è dire la stessa cosa - spiega il nuovo rettore, mentre si prepara per la celebrazione della messa -, bisogna essere riconoscenti ai padri carmelitani che hanno svolto un importantissimo servizio qui nel quartiere. Tantissime persone sono loro devoti, gli devono la formazione umana e spirituale. Cercherò di portare avanti questo carisma». Il quartiere è uno dei più antichi e storici e «qui ci sono le radici cristiane della nostra città - ha proseguito don Di Giovanni -, certamente questo santuario è un punto di riferimento anche per le nuove generazioni, un polmone spirituale. Da qui deve partire un futuro migliore». Il santuario è meta obbligata per i turisti che vengono a visitare Palermo e anche per tantissimi pellegrini che ogni anno arrivano ai piedi della chiesa: «Qui si cerca un riposo spirituale - sottolinea don Giuseppe - oggi più che mai dobbiamo dare segnale di comunione in un mondo disgregato e segnato dalle guerre e dalle violenze». Il lavoro svolto dai padri carmelitani per il territorio è stato di grande importanza e possono vantare di aver formato tantissime figure poi diventate un vanto e un punto di riferimento per la città, tra cui Giovanni Falcone: «La formazione spirituale non esclude formazione sociale - dice il nuovo rettore - dunque noi prenderemo l’impegno per un riscatto sociale del quartiere, dobbiamo puntare alle nuove generazioni e quindi sviluppare tutte le risorse che sono qui nel quartiere per dare un risvolto alla città. Dobbiamo scuotere le coscienze come ha fatto il beato Pino Puglisi».