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Mafia a Palermo, gli incontri organizzati dal negoziante di scarpe e la protezione dei boss

L'imprenditore Giovanni Quartararo è tra gli arrestati nell'indagine coordinata dalla Dda: «Ha assicurato un canale di comunicazione tra gli esponenti del clan Resuttana»

Un frame del video diffuso dalla polizia dopo il blitz con 18 arresti a Palermo

Un imprenditore a disposizione dei boss. Giovanni Quartararo, 55 anni, titolare di una catena di negozi di scarpe a Palermo, coinvolto nell'indagine della Direzione distrettuale antimafia che ha portato a 18 arresti nel clan Resuttana, avrebbe assicurato «un canale di comunicazione sicuro» ad alcuni esponenti mafiosi. Pur non essendo organico a cosa nostra, avrebbe fornito, come si legge nelle carte dell'inchiesta, «un aiuto consapevole ed oggettivamente apprezzabile nell'attuazione del programma criminoso». L'accusa, dunque, nei suoi confronti è di concorso esterno.

Da quel che emerge, Quartararo avrebbe avuto un ruolo di intermediario, fissando in particolare una serie di incontri tra Mario Muratore e Settimo D’Arpa, anche loro arrestati nel blitz di oggi, che grazie al suo intervento, in sostanza, tentavano di occuparsi degli affari mafiosi in sicurezza. Come accadde l'1 aprile 2021 quando Quartararo avrebbe organizzato un aperitivo in via Maqueda. Muratore e D'Arpa si incontrarono davanti al negozio e lasciarono i telefonini per evitare di essere intercettati per poi appartarsi in una strada vicina. «… mi viene a prendere Gianni», diceva D’Arpa, riferendosi a Quartararo durante una conversazione carpita dagli inquirenti. Il supporto fornito dall'imprenditore non era a titolo gratuito, ma secondo quanto emerge dalle indagini, gli avrebbe garantito la protezione del clan di Resuttana.

I boss, infatti, si sarebbero prodigati nei suoi confronti in almeno due occasioni. In un caso lo avrebbero appoggiato nel recupero di un credito da 20 mila euro, un'altra volta, invece, grazie alla loro intercessione, avrebbero ridotto un suo debito di 80 mila euro a 30 mila. Nonostante tutto, l'imprenditore avrebbe preteso da D'Arpa una somma di 2 mila euro, richiesta che come emerge dalle intercettazioni, avrebbe indispettito l'esponente del clan che poco prima si era prodigato per lui. «Gianni appena li ho te li do. Cornuto che sei ti ho chiuso un discorso di ottantamila euro con trentamila euro, che non potevi dormire la notte, me ne sono andato a Partanna Mondello a parlare…».

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