Palermo

Martedì 29 Aprile 2025

L'Asp Palermo condannata dopo quasi 30 anni a risarcire un dipendente con 300 mila euro

L’Asp di Palermo è stata condannata dal giudice della sezione lavoro del tribunale di Palermo a risarcire un dipendente con 300 mila euro per i danni provocati dall’azienda per i mancati introiti nel trattamento pensionistico. Tutto ha avuto inizio nel 1994, quando il dipendente, G.D.L., ha presentato una domanda anticipata di collocamento a riposo. Poco dopo G.D.L. ha avuto un ripensamento ed ha annullato la richiesta. L’ex Usl di Palermo, adesso Asp, però ha rigettato l’istanza di revoca delle dimissioni. Da quel momento è iniziata una lunga battaglia legale davanti al Tar, alla Corte dei Conti e infine alla sezione lavoro. Il dottor G.D.L., con il patrocinio dell’avvocato Girolamo Rubino, ha infatti prima impugnato il rigetto innanzi al Tar-Palermo, che, in accoglimento del ricorso proposto, ha annullato la deliberazione ed ordinato all’ente di pronunciarsi «ora per allora» in ordine alla richiesta di revoca dell’istanza di dimissioni. L’Azienda Usl 6 di Palermo ha respinto nuovamente l’istanza di revoca delle dimissioni e da qui è scaturito un ulteriore contenzioso innanzi al giudice amministrativo, che ha visto nuovamente vittorioso, sia al Tar che in secondo grado al Cga per la Sicilia, il dottor G.D.L. sempre assistito dall’avvocato Rubino. Nelle more del contenzioso, G.D.L. ha raggiunto l’età pensionistica e, pertanto, non potendo riprendere servizio, assistito da Rubino e anche da un altro legale, Daniele Piazza, ha proposto un ulteriore contenzioso innanzi al Tar Sicilia-Palermo per ottenere la condanna dell’Asp di Palermo (subentrata all’ex Usl di Palermo) al risarcimento dei danni derivanti dall’impossibilità di eseguire in forma specifica le sentenze ed al pagamento delle differenze retributive spettanti, del Tfr, nonché delle differenze sul trattamento pensionistico. Nel corso del giudizio, l’Asp di Palermo ha provveduto a corrispondere in favore di G.D.L. le differenze retributive ed il trattamento di fine rapporto, mentre nessuna somma gli è stata liquidata a titolo di trattamento pensionistico e su tale domanda sia il giudice amministrativo che la Corte dei Conti, successivamente adita, hanno declinato la propria giurisdizione. Pertanto, G.D.L. si è rivolto al giudice del lavoro di Palermo, al fine di ottenere il riconoscimento del danno di natura previdenziale causato dall’illegittimità dell’attività posta in essere dall’Asp di Palermo, nonché la corresponsione e il ricalcolo delle differenze del trattamento pensionistico spettante. Rubino e Piazza hanno dimostrato in giudizio che G.D.L. aveva diritto ad un trattamento pensionistico superiore rispetto a quello percepito, ove al proprio assistito fosse stato riconosciuto il proseguimento del servizio fino al 65° anno di età ed in ragione della maggiore retribuzione spettante. Con sentenza parziale del 24 novembre 2022 il giudice del lavoro del tribunale di Palermo ha ritenuto fondato il ricorso proposto, sostenendo che all’accertata illegittimità della condotta della pubblica amministrazione non poteva che conseguire un ristoro esclusivamente risarcitorio finalizzato «a reintegrare la lesione patrimoniale sofferta a causa dell’indebita esclusione dall’attività lavorativa» e che tale ristoro è certamente comprensivo non solo della perduta retribuzione e del minor trattamento di fine servizio, ma anche delle differenze che per la diversa base retributiva e la ridotta anzianità di servizio, si sono riverberate sul trattamento pensionistico. Nell'ultima sentenza, del 26 giugno 2023, il tribunale di Palermo ha condannato l’Asp al pagamento di oltre 300 mila euro a titolo di risarcimento danni previdenziali ed al pagamento delle spese giudiziali.

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