Palermo

Martedì 29 Aprile 2025

Gli oltre 20 anni di presunte cessioni di droga a Miccichè e i processi da cui è uscito sempre indenne

Gianfranco Miccichè

Era rimasto per mesi sulla graticola, a partire da gennaio 2002, quando era viceministro all’Economia: ma Gianfranco Miccichè era uscito indenne da quella storia che aveva coinvolto il collaboratore di una società che lavorava per quel ministero,  palermitano come lui. Fu arrestato e poi patteggiò la pena, un anno di carcere, con l’accusa di avere introdotto 20 grammi di cocaina negli uffici di via XX Settembre: sostanza destinata, per quanto emergeva dalle indagini, a «un viceministro», ma non c'era stata alcuna prova che la sostanza stupefacente fosse diretta a proprio a Miccichè, ne' l'uomo l’aveva mai confermato. Successivamente lo stesso pusher era stato coinvolto in altre indagini, alle quali l’esponente politico era rimasto estraneo. Nel 2012 l’altro problema legato alla cocaina per l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana: quando era sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il suo autista, Ernesto D’Avola, era stato trovato a Roma con una busta contenente cinque grammi di cocaina e la scritta: «Per l’onorevole Miccichè». Anche in questo caso nessuna dimostrazione dell’ipotesi, ma in ogni caso non sarebbe stato reato, per il consumatore: però per dimostrare le responsabilità dello spacciatore sarebbe stato utile ricostruire eventuali cessioni, numero e quantità vendute. Lo stesso meccanismo che oggi ha portato - nel giorno dell’arresto dello chef Mario Di Ferro - gli inquirenti e la polizia a evidenziare le cessioni di droga anche a Miccichè che non risulta indagato. Una trentina, secondo il provvedimento le cessioni all’ex senatore che con Di Ferro avrebbe usato un linguaggio in codice per indicare quantità richieste. Ai giornalisti dice di conoscere da tempo lo chef, «un amico» di cui frequenta le feste «dove non circolano droghe». Soprattutto mette davanti i suoi 70 anni, assicurando di non fare più uso di stupefacenti: «Sono molto sereno. Ho la coscienza a posto. Escludo in maniera categorica che io mi muova in macchina con lampeggiante acceso. E’ un errore che ho fatto nella vita di cui sono pentito. Considero molto più importante nella mia vita essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L’importante è essere a posto con la propria coscienza, e io lo sono».

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