Strage di via Scobar, a Palermo il comandante generale dell'Arma Teo Luzi: «La lotta alla mafia è ancora lunga»
«Il ricordo deve restare vivo perché è doveroso fare memoria di coloro che si sono immolati per la libertà e la democrazia di questa terra». Con queste parole il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Teo Luzi ha ricordato la strage di via Scobar a Palermo. Sono trascorsi esattamente 40 anni dal giorno in cui persero la vita in un agguato di Cosa nostra il capitano dei carabinieri Mario D’Aleo, l’appuntato Giuseppe Bommarito e il carabiniere Pietro Morici. E oggi, in occasione dell'anniversario, in via Scobar i familiari dei caduti hanno deposto una corona di alloro, mentre presso il gruppo carabinieri di Monreale è stato scoperto l'altorilievo dedicato alle vittime, prima della messa nel Duomo di Monreale. Il generale Teo Luzi ha partecipato alle cerimonie commemorative. «Il capitano D’Aleo, l’appuntato Bommarito, il carabiniere Morici sono andati incontro alla morte anche con un certo grado di consapevolezza. Li dobbiamo ricordare per dare un messaggio ai giovani. Se oggi Palermo e la Sicilia sono un po' più libere rispetto a 40 anni fa lo dobbiamo a tanti che si sono immolati per questi valori, tra loro carabinieri, poliziotti, magistrati e anche persone della società civile e giornalisti. C'è stato un movimento culturale importante soprattutto qui a Palermo ma in tutta la Sicilia così come in altre regioni italiane. Non dobbiamo abbassare la guardia perché la battaglia contro cosa nostra e la criminalità organizzata è ancora lunga». Presenti anche giovani e studenti, tra cui gli alunni della scuola primaria e media dell’istituto comprensivo Rettore Filippo Evola di Balestrate. «A scuola abbiamo portato avanti il progetto di legalità “Dalla conoscenza del territorio alla società multiculturale” e a conclusione di questo percorso oggi partecipiamo con una rappresentanza a questa cerimonia – spiega l’insegnante Tonino Palazzolo - anche perché tra le tre vittime c’è un nostro compaesano, l’appuntato Giuseppe Bommarito, che i bambini conoscono bene perché abbiamo studiato in classe la sua storia». È arrivata da Milano per ricordare il fratello, Francesca Bommarito. «Porto la sua storia e la sua memoria, così come quelle degli altri caduti, dappertutto – dice la sorella dell’appuntato ucciso nell’agguato -. Dobbiamo dire ai giovani che erano tre uomini, tre carabinieri coraggiosi, che hanno offerto la loro vita pur di non lasciarsi intimidire dalla mafia». La storia giudiziaria, negli anni, dimostrò che i mandanti dell’assassinio furono i boss Michele Greco, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Giuseppe Farinella e Nenè Geraci; mentre gli esecutori furono Michelangelo La Barbera, Salvatore Biondino e Domenico Ganci. Mario D’Aleo era impegnato in indagini molto delicate che riguardavano la cosca di San Giuseppe Jato, guidata da Bernardo e Giovanni Brusca. Nel video Teo Luzi, Tonino Palazzolo e Francesca Bommarito.