Il Garante regionale dei detenuti Santi Consolo si è recato in visita all’Ipm Malaspina di Palermo. La visita è stata principalmente determinata dall’elevato numero di eventi critici di autolesionismo, presunti tentativi di suicidio e danneggiamenti registrati dall’inizio dell’anno. Dati assai preoccupanti in termini percentuali. Un primo incontro con la direttrice dell’Istituto, Clara Pangaro, e il comandante Francesco Cerami per ottenere dei dati corretti sulle criticità avvenute.
I ristretti in istituto sono 16 alla data della visita, di cui solo 6 sono minori e 10 i giovani adulti. Undici sono gli eventi critici, corrispondenti a quelli comunicati alla sala operativa del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Tre sono casi di autolesionismo, uno dei quali accompagnato dalla minaccia di impiccarsi di uno dei detenuti. Tutti gli episodi erano connessi alla pretesa di poter avere una terapia psichiatrica diversa da quella predisposta (pillole - da poter gestire in totale autonomia - piuttosto che gocce dello stesso farmaco). Due gli episodi di aggressione violenta, uno in danno del personale sanitario commesso da un minore straniero non accompagnato, e l’altro commesso da un minore straniero non accompagnato ai danni di un detenuto siciliano. Due episodi di minacce di suicidio da due detenuti minorenni, dei quali un minore straniero non accompagnato. Quattro gli episodi di danneggiamento, anche tramite incendio, commessi da 4 detenuti diversi, dei quali tre minori stranieri non accompagnati e un detenuto maggiorenne.
I soggetti coinvolti negli episodi sono stati in tutto 9, di cui un detenuto minore straniero non accompagnato risulta autore di 4 eventi di diverso tipo e un altro di due condotte. Un detenuto minore straniero non accompagnato risulta autore della condotta di aggressione ad un compagno. Un altro detenuto minore straniero non accompagnato risulta autore della condotta di aggressione al personale sanitario. Due detenuti maggiorenni risultano autori di due danneggiamenti. Due detenuti minori stranieri non accompagnati risultano autori di due episodi di danneggiamento perpetrati anche tramite incendio.
La presenza media dei detenuti in questi primi mesi dell’anno è stata di 17 unità a gennaio e febbraio, di 21 unità a marzo e di 26 unità ad aprile. Il recente momento di maggiore tensione registrato in istituto discende, molto probabilmente secondo quanto riferito, dall’inevitabile turbamento degli equilibri interni dovuti a frequenti turn over e recenti nuovi arrivi che sono stati effettuati per compensare l’attuale grave riduzione di ricettività di altri istituti del Nord (Milano, Treviso, Torino e Nisida essenzialmente), causata dai disordini registratisi e dai rilevanti danneggiamenti avvenuti. Vi è all’interno dell’istituto un certo numero di ristretti con evidenti problemi di natura psicologica e psichiatrici; da seguire, soprattutto, il detenuto autore di ben 4 episodi di autolesionismo.
Contrariamente a quanto si registra negli istituti per adulti, non vi sono carenze di organico nella polizia penitenziaria, che può quindi agevolmente disimpegnare tutti i propri turni, servizi e compiti. Ciò vale anche per gli amministrativi che sono 22, come per gli educatori effettivi che sono 7. L’area sanitaria prevede la presenza di un medico per 3 ore giornaliere e un infermiere H24. La sera è attiva una guardia medica, che nei fine settimana copre la fascia H24, di cui la direttrice riferisce di temere la probabile soppressione (da notizie apprese dall’Asp) in quanto il numero dell’utenza non ne giustificherebbe più il mantenimento dopo la fine della pandemia. Il servizio psicologico è assicurato da un medico fornito dall’Asp che assicura una presenza di 38 ore settimanali dal lunedì al venerdì. Ad esso si affianca una psicologa del Dipartimento di salute mentale dell’Asp per un totale di 13 ore settimanali distribuite nei giorni di martedì, giovedì e sabato.
Per quanto riguarda il servizio psichiatrico, questo viene espletato a chiamata (disposta per i casi di necessità dal sanitario dell’istituto) a cura di neuropsichiatra per minorenni del Servizio di Neuropsichiatria infantile del Dipartimento di Salute Mentale. Si è quindi proceduto a visitare i locali dell’istituto ed anche le stanze di pernottamento. Nella circostanza si è potuto appurare che quasi tutti i ristretti erano impegnati nello svolgimento di una partita di calcetto, eccezion fatta per 3 che si trovavano in stanza in quanto - riferiscono sia il comandante che la direttrice - la loro presenza è incompatibile col gruppo dei rimanenti per via di una violenta rissa intercorsa tra un detenuto di origini catanesi, autore di atteggiamenti aggressivi quale epilogo di precedenti manifestazioni ostili, ed un altro di origine extracomuntaria, che avrebbe reagito in autodifesa in maniera alquanto violenta. Quest’ultimo, come da visita diretta, è stato posto in un reparto distinto ed a lui sarebbero stati aggiunti - per motivi di sicurezza - anche 2 fratelli genovesi, che, per tutti gli altri ristretti, secondo il riferito, avrebbero la colpa di non essersi schierati contro l’extracomunitario.
Il Garante ha segnalato che un comportamento corretto non può di fatto essere penalizzato con limitazioni delle attività trattamentali per gli atteggiamenti minacciosi ed aggressivi degli altri che, in attesa del Consiglio di disciplina, non hanno ancora subito alcuna sanzione.
Si sono visitate altre stanze di pernottamento e gli spazi disponibili dedicati alle attività trattamentali; tutti gli ambienti si presentano ordinati e puliti. Viene rilevato che non è assicurata la separazione dei minorenni dai giovani al di sotto dei 25 anni; «ciò con gravi compromissioni per i progressi trattamentali (un quattordicenne si è autolesionato e ha minacciato il suicidio per ottenere di condividere la stanza di pernottamento con un maggiorenne, minore di 25 anni)». In Sicilia vi sono 4 Ipm dei 17 presenti nel territorio nazionale «e una diversa e più razionale organizzazione degli stessi è quanto mai auspicabile. Per non parlar d’altro, oggi forse nei fatti in Italia non si osservano neppure “Le regole dell’Avana”, dettate con Risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu nel dicembre 1990 che, tra i principi cui ispirarsi per i minori privati della libertà personale, prevede la fondamentale separazione dei reclusi minori dagli adulti. La mancata separazione è ancora più grave se la compresenza di giovani maggiorenni è numericamente nettamente prevalente rispetto ai minorenni».
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