Dona un rene al figlio, la commovente storia di Onofrio: «In lui c'è una parte mia e della madre»
"Non ho più un rene ma adesso al mattino quando mi sveglio posso baciare mia moglie e assentandomi dentro quei baci dirle che può stare tranquilla". Inizia così il racconto di Onofrio che ha deciso di donare il proprio rene al figlio. Una decisione difficile visto che il donatore, al momento dell'intervento, aveva solo 70 anni, ma necessaria per salvare il proprio figlio. A raccontare quei terribili giorni, la decisione di donare e ciò che è successo dopo è lo stesso uomo che si è affidato alle cure dei medici e degli infermieri dell'Ismett di Palermo per ridare la vita al proprio figlio. Il racconto di Onofrio parte dal ricordo della moglie, morta prima della donazione. "Un bacio su un occhio, uno sull’altro e un morso leggero sul naso. Come ogni anno da quando ci siamo sposati, solo che adesso bacio la sua fotografia. Nostro figlio ha iniziato ad avere problemi renali a ventuno anni. Ricordo l’agitazione di mia moglie. Quando, molti anni dopo, sono riuscito a donargli la salute lei non c’era più, ma in qualche modo c’era", afferma ricordando che i medici gli avevano imposto pure di dimagrire dieci chili se avesse voluto donare il rene. "Solo grazie alla forza che mi dava il pensiero di lei sono riuscito a dimagrire undici chili in due mesi e mezzo. Ogni mattina mi sveglio, un bacio su un occhio, uno sull’altro e un morso leggero sul naso, preparo la sacca, metto dentro la cuffia blu, l’accappatoio giallo e il costume da bagno. Nuoto e penso. Una persona continua nell’altra. Ognuno è parte dell’altro - continua -, in mio figlio c’è un pezzo di suo padre e c’è anche sua madre". L'uomo racconta i momenti drammatici prima della scelta di donare. Il figlio "stava per arrivare alla dialisi, ero disperato. Un martedì ci hanno detto che potevamo fare l’intervento domenica, da quella notizia è stata solo gioia, mai paura. Era aprile, avevo settant’anni. Troppo anziano si potrebbe pensare, ma stavo bene, tutti gli accertamenti lo confermavano e soprattutto lo sapevo io". "Un bacio su un occhio, uno sull’altro e un piccolo morso sul naso. E sono andato a operarmi. Prima sono entrato io, poi mio figlio. Eravamo tranquilli, c’era una pace che non so spiegare, ero forte. Le sale operatorie erano attaccate - racconta ancora Onofrio -, ci divideva a un tendone. Era mattina ed erano i primi di aprile, il cielo era nuvoloso, erano stati giorni nuvolosi e freddi. Il giorno dopo è arrivata la primavera". "Un bacio su un occhio, uno sull’altro e un morso leggero sul naso. 'È andata bene, stiamo bene. Hanno trovato un rene meraviglioso' le ho detto. Negli anni a seguire, ormai sono 5, non ho avuto nessuna conseguenza, anzi il mio stile di vita è migliorato, continuo a nuotare e a prendermi cura dell’alimentazione. Ogni giorno saluto mia moglie, le racconto le giornate, le bellezze, le dico che donando un rene le sono ancora più vicino: nostro figlio è generato da noi, due volte", conclude. Il signor Onofrio ha donato un rene, una persona continua nell'altra.