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Il blitz di Palermo: dopo i sequestri di cocaina, il summit segreto clan-'ndrine

Salvatore Orlando consegna un pacco con i soldi al corriere calabrese in via Cavallotti

L’ultimo ricercato del blitz antidroga tra Palermo e la Calabria è finito in cella: i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno fermato Pasquale Varone, 36 anni, nel porto di Bari al rientro dalla Grecia. Martedì, Varone era risultato irreperibile al momento della notifica dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Lirio Conti su richiesta della Procura e dopo l’indagine della guardia di finanza. Mentre vengono a galla i particolari del legame d’affari tra il clan dei palermitani - in prima linea i Fascella del rione Guadagna - e i calabresi, si chiariscono i ruoli delle pedine dello spaccio nella piazza di Mazara del Vallo - gestito per anni da Gaspare Sanseverino, nipote di Gaspare Spatuzza oggi collaboratore di giustizia - finisce nella rete anche Varone, secondo l’accusa uno dei corrieri che avrebbe portato cocaina dalla Calabria in città. È il ventunesimo arrestato nell’indagine dei finanzieri coordinati dal colonnello Gianluca Angelini, che ha svelato il maxi-traffico di cocaina sull’asse Calabria-Sicilia.

Il summit segreto

Tra le pieghe dell’inchiesta viene fuori, ad esempio, il momento di difficoltà patito dall’organizzazione dopo diversi sequestri di cocaina effettuati durante i controlli della guardia di finanza. E così gli acquirenti palermitani e i fornitori calabresi decisero di vedersi di persona per studiare una strategia finalizzata ad eludere altre indagini e sequestri. Il 17 marzo del 2021 si tiene nel capoluogo un summit che per la procura antimafia conferma la «stabilità del vincolo» tra i fratelli Fascella, la coppia Veronica Cusimano e Salvatore Orlando, i calabresi Francesco Barbaro e il figlio Francesco Pio. Per tre volte, nel giro di cinque mesi, la Guardia di finanza ha bloccato i corrieri della droga: la prima volta, il 9 ottobre del 2020, sono stati intercettati 19 chili di cocaina (e 874 grammi, per la precisione), con l’arresto di Renzo Logioia; il 3 dicembre vengono arrestati Giuseppe Antonio Gangemi e Beniamino Condoluci e sequestrato un carico di 10,635 grammi di cocaina; il 5 marzo 2021 viene bloccato Francesco Reitano con 10 chili (e 544 grammi) di cocaina. I calabresi sono sotto indagine anche di Europol, la polizia europea: le loro conversazioni, che avvengono tramite telefonini criptati, sono però intercettate da chi indaga. E così si scopre che palermitani e calabresi hanno in programma un summit.

La cimice sente tutto

Una microspia nel telefonino di Salvatore Orlando svela il contenuto di una conversazione che questi ha con la Cusimano e Salvatore Fascella. È lei che dice: «Ormai se non si aggiusta u’ coso (il telefono criptato, annotano gli investigatori)... sono loro (i calabresi, ndr) che devono scendere, tanto lo sanno dove devono venire, per dire “ragazzi, è successo questo, questo e questo...”». La Cusimano si lamenta con i complici del fatto che i calabresi non li hanno avvisati del fermo di Reitano, e del sequestro della «roba», cosa che invece avevano fatto per i precedenti due episodi. Anzi, era la lagnanza della Cusimano, avevano detto che il corriere era arrivato a Villabate, omettendo di dire che era stato controllato dalla Finanza. «Non mi dici che è arrivato se è ancora fermo all’area di servizio, direttamente mi dici, come successe l’altra volta, “l’hanno fermato al casello”».

La conversazione prosegue con i dettagli, «A Rocco (Pizzinga, ndr) ci dici... a to’ padre che ci apre? Se tu non ci arrivi ad essere?”». E Salvatore Fascella risponde: «A strada a sanno, di venire vengono, devono stringere». Gli investigatori della Finanza scoprono intanto che il summit è stato spostato da casa Fascella all’abitazione della coppia Cusimano-Orlando: il 10 marzo 2021 la Cusimano legge a voce alta un sms ricevuto: «Ci ha scritto Rocco (Barbaro, in questo caso, ndr): “Mi ha fatto piacere tantissimo risentirci”». Il messaggio in codice, tra di loro, è chiaro. E la donna lo precisa: «A risentirci perché l’altro telefono non funziona, così lo capisce» dice, riferendosi al telefonino criptato che funzionava male. Poi, la conversazione tra la donna e il calabrese si sposta sui messaggi di Facebook, Messenger: «Se non torniamo di nuovo in zona rossa», scrive il trafficante Barbaro alla Cusimano, facendo riferimento al periodo di lockdown legato al Covid, «una passeggiata ce la facciamo». E lei, di rimando, «vi aspetto con molto piacere».

Le presentazioni

I finanzieri della sezione Antidroga conoscono ogni movimento della Cusimano, che su Facebook ha un profilo fittizio chiamato «Vittoria Fiore», che Barbaro conosce bene. E quando, pochi giorni dopo, c’è l’incontro, sono lì a pochi passi per riscontrarlo di presenza: «Buongiorno, piacere, Rocco....», si presenta il calabrese, e la sua voce viene registrata dalla microspia. Ai fini dell’accusa, è eloquente il commento di Orlando: «È il figlio di Ciccio». E la Cusimano: «Come sono scesi, con la macchina?». «Sì, padre e figlio» confermava Giuseppe Fascella, dando un assist preciso all’inchiesta della guardia di finanza.

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