L’udienza per la revisione delle sentenza di condanna è stata fissata: il 27 aprile, in corte d’Appello a Caltanissetta, potrebbe riscriversi il destino giudiziario di Idemudia Osayi BB e Money Lucky, condannati in appello per aver fatto parte dell’associazione mafiosa nigeriana Black Axe. Assistiti dall’avvocato Cinzia Pecoraro, i due nigeriani hanno un obiettivo: ottenere l’assoluzione che altri coimputati, giudicati in un procedimento parallelo ma celebrato con il rito ordinario, hanno incassato (e due dei quali sono difesi dalla Pecoraro). Una meta che sembra avvicinarsi, secondo la testi della difesa dei due, finiti nell’inchiesta sulla mafia nigeriana a Ballarò: pochi giorni fa, la corte di Appello ha revocato le misure di prevenzione che erano state applicate in primo grado dal tribunale. Idemudia Osayi BB è stato condannato in via definitiva - dopo il verdetto del gup del 21 maggio 2018, riformato dalla corte di Assise di appello il 14 maggio del 2020 - , alla pena di 7 anni, 11 mesi e 10 giorni di reclusione. Un verdetto di colpevolezza anche per Money Lucky, imputato negli stessi processi: per lui la condanna è a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni. Il ricorso per la revisione, che verrà discusso a Caltanissetta, è stato presentato alla luce del verdetto di assoluzione definitiva «perché il fatto non sussiste», pronunciato in Cassazione il 21 febbraio scorso, a carico dei coimputati dei due nigeriani assistiti dall’avvocato Pecoraro. Nel ricorso, viene citata sia la sentenza dell’8 novembre 2019 in corte d’Assiste, sia quella di conferma della corte d’Assise d’Appello del 15 marzo 2022: i verdetti «hanno chiarito che oggetto di quel giudizio non era l’esistenza della cosìddetta mafia nigeriana, e segnatamente l’esistenza dell’organizzazione criminale denominata Black Axe, radicata e operativa in Nigeria, bensì l’esistenza e l’operatività nel territorio italiano di una specifica struttura associativa e unitaria costituente un’articolazione locale della Balck Axe nigeriana, nonché l’esistenza e l’operatività a Palermo di una cellula locale (il cosìddetto Forum) della suddetta articolazione italiana (cosiddetta Zone). Gli arresti dell’inchiesta sulla mafia nigeriana avvennero nel novembre 2016: tre «pentiti» della Black Axe raccontarono una terribile realtà legata alla mafia nigeriana e al controllo totale che esercitava l’associazione sulla folta comunità di extracomunitari. In Corte di Cassazione i difensori degli imputati avevano contestato la ricostruzione dell’accusa e le affermazioni dei collaboratori di giustizia, e sono riusciti a dimostrare che i loro assistiti facevano parte di un’associazione, la Mbm, che non ha nulla a che fare con i clan mafiosi. Le contestazioni spaziavano dalle estorsioni ai reati a sfondo sessuale, ai sequestri di persona, alla gestione del giro della prostituzione ad attività di riscossione crediti.