Quando li sentono parlare al telefono con il loro accento straniero e capiscono che dietro i loro nomi difficili da scrivere e pronunciare, ci sono storie di migrazioni, il tono, dall’altra parte del telefono, si fa molto più cauto, si trovano mille scuse, l'affare sfuma e viene detto che la casa in affitto non è più disponibile.
Tante le segnalazioni di persone, single e famiglie, che escono dalle comunità di accoglienza e trovano grandi difficoltà ad affittare una casa. “Si è determinata un’emergenza vera e propria – spiega Rino Canzoneri presidente dell’associazione Prima gli ultimi - nessuno è straniero -. Queste persone sono destinate a rimanere nell’illegalità e senza casa non possono avere una residenza, né un contratto di lavoro. Tutto questo ostacola il processo di integrazione. Vi sono ragazzi che da anni cercano una casa in affitto ma si imbattono sempre nel pregiudizio della gente e questa opportunità viene loro negata”.
Sono tanti i proprietari di casa che dicono di «non avere piacere» di affittare le case agli stranieri. Perchè non hanno una bustapaga, perché distruggono tutto, perché non puliscono, perché gli altri del condominio non sono d’accordo. Sono queste le motivazioni dietro i dinieghi. E proprio per sensibilizzare la popolazione sul tema, l’associazione DiVento ha organizzato presso il Centro Santa Chiara un evento durante il quale è stato presentato un cortometraggio che denuncia le difficoltà incontrate dai cittadini stranieri.
“La campagna di sensibilizzazione – spiega Ornella Salerno socia fondatrice dell’associazione - si inserisce nel più ampio progetto iniziato nel luglio del 2022 che ha visto nascere un tavolo di confronto e discussione con altre associazioni sul delicato tema del diritto all’abitare, senza distinzione alcuna di provenienza o cittadinanza”. Una rete di associazioni che si occupano del processo di integrazione ed autonomia dei migranti ha firmato un documento per segnalare prima al prefetto Maria Teresa Cucinotta e ora anche al Comune e alla Curia, l’esistenza di beni immobili in città abbandonati e non utilizzati che potrebbero aiutare il problema alloggio di tante persone. La proposta è quella di avere in comodato d’uso gratuito grandi immobili, magari da ristrutturare, dove poter realizzare gli appartamenti, strutture inutilizzate gestiti dalla Curia e da altri enti religiosi, dal Comune e dalla Regione e anche beni confiscati alla mafia, da Ferrovie dello Stato, da ospedali, Fondazioni e da altri enti pubblici e privati.
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