Il boss Matteo Messina Denaro ha rinunciato questa mattina a comparire al processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, che si celebra a Caltanissetta. La corte presieduta dalla presidente della corte d’Appello, Maria Grazia Vagliasindi, ha comunicato che dopo la rinuncia del mandato del suo legale, Messina Denaro non ne ha nominato un altro. Pertanto è stato designato come difensore d’ufficio, Calogero Montante. A rimettere il mandato era stata ieri la nipote del boss, l’avvocato Lorenza Guttadauro. In aula era stato predisposto, il collegamento audiovideo con il carcere dell’Aquila.
Montante rinuncia alla difesa ma non è incompatibile e viene confermato
L’avvocato Calogero Montante, nominato d’ufficio dalla Corte d’Appello di Caltanissetta per difendere Matteo Messina Denaro, aveva fatto presente di voler rinunciare al mandato poiché in passato è stato difensore d’ufficio del falso pentito Vincenzo Scarantino, nel processo Borsellino Quater e nel processo d’Appello e perché ricopre la carica di vice procuratore onorario alla Procura di Palermo. La Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, al termine di una breve camera di consiglio, ha invece confermato la nomina d’ufficio non rinvenendo alcuna causa di incompatibilità. Scarantino è stato parte offesa nel processo che si è appena concluso a carico di tre poliziotti per il depistaggio delle indagini sulla Strage di via D’Amelio. In passato aveva accusato, falsamente, alcune persone di essere mandanti delle stragi. E proprio per questo motivo erano stati indagati i tre agenti, accusati di aver costruito a tavolino le dichiarazioni del falso pentito. Proprio per questo, l’avvocato Montante, aveva fatto notare che ci sarebbe incompatibilità La Corte d'Assise, oggi presieduta dalla presidente della Corte d’Appello, Maria Grazia Vagliasindi, ha altresì fatto presente che oggi era in diversa composizione, per l’assenza del presidente Maria Carmela Giannazzo, rinviando pertanto l’udienza al 23 marzo per le conclusioni della difesa. L’avvocato Montante ha già preannunciato che nella prossima udienza chiederà un termine a difesa. «Giorno 23 - ha detto l’avvocato Montante - quando la corte si riunirà nella sua composizione originaria, discuterà in ordine all’eccezione che ho sollevato in data odierna e poi vedremo. Eventualmente chiederò un termine a difesa. Devo fare il mio dovere di avvocato e la difesa è un diritto irrinunciabile».
Il pg Patti: «Credo che nominerà un altro difensore»
«Credo che Messina Denaro nominerà un altro difensore di fiducia, non penso che un processo di questo genere possa andare in discussione con un difensore d’ufficio. Almeno è quello che io auspico». Lo ha dichiarato il procuratore generale di Caltanissetta Antonino Patti, al termine dell’udienza. «Il nostro desiderio - continua il procuratore generale - è che il processo si definisca in tempi ragionevoli, e teniamo presente che la nomina di un nuovo difensore di fiducia comporterà dei termini a difesa che, stante la complessità del processo, sarebbe irragionevole non concedere. Quindi sicuramente qualche settimana ancora sarà necessaria». Sulla rinuncia del mandato da parte dell’avvocato Lorenza Guttadauro, Patti ha detto: «Perché abbia rinunciato alla difesa non lo so, sappiamo tutti che ha avuto dei problemi familiari per l’arresto della madre». Il riferimento è all’arresto di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss. «Se ci mettiamo nella posizione di questa persona - aggiunge - credo si tratti di una situazione insostenibile per avere la serenità e la professionalità di tuffarsi a capofitto nello studio di un processo che è estremamente complicato. Quindi era abbastanza prevedibile, in base alle vicissitudini familiari e personali che ci potesse essere questo epilogo».
I legali delle parti civili: «Temiamo di non arrivare alla sentenza»
«Le persone che rappresentiamo aspettano da oltre 30 anni di conoscere la verità. Ma siamo fermi ancora una volta. È la seconda udienza in cui non si fa nulla». Lo ha affermato l’avvocato Roberto Avellone, legale di parte civile dei sopravvissuti delle stragi del ‘92 a Palermo e Capaci e dei familiari dei poliziotti uccisi nella strage di via D’Amelio, al termine dell’udienza del processo a Matteo Messina Denaro come mandante delle stragi che si celebra dinanzi la Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta. «Sta di fatto - continua Avellone - che anche il difensore d’ufficio avrà pochissimo tempo per potersi studiare il processo, perché chiaramente veniamo da un primo grado. Ci sono stati tantissimi depositi di atti processuali, quindi deve leggere una corposa mole di documenti e preparare un’arringa difensiva per il 23 marzo, per cui non sarà semplice». «Dopo l’arresto di Messina Denaro - aggiunge - c’erano stati da parte di alcuni dei dubbi sollevati sull’eventuale genuinità della cattura del boss. Credo che le indagini in corso dimostrino esattamente il contrario e quindi grande merito alla Procura di Palermo che ha eseguito questo arresto sulla base di quello che ha riscontrato e sulle indagini che sono state fatte. Quindi sgomberiamo il campo da illazioni, da polemiche sterili e inutili». «La paura, considerato lo stato di salute dell’imputato, è quella di non arrivare a un passaggio in giudicato della sentenza. Visto che un giudizio potrà essere in corso finché lui è in vita». Lo ha detto l’avvocato Felice Centineo, legate di parte civile, al termine del processo sulle stragi di Capaci e via D’Amelio che vede imputato Matteo Messina Denaro come mandante delle stragi. «Sulla nomina dell’avvocato Calogero Montante, quale difensore d’ufficio di Matteo Messina Denaro, ravviso l’inopportunità, ma non l’incompatibilità. La paura - aggiunge - è che questo processo vada ancora per le lunghe e non escludo che Messina Denaro possa nominare un nuovo difensore di fiducia. A questo punto ripartirebbe tutto da zero, non il processo, ma un nuovo termine a difesa per poter studiare le carte». Sulle indagini svolte dai carabinieri Centineo ha poi aggiunto: «Dobbiamo aspettare che terminino perché non sappiamo fino in fondo quello che può essere stato trovato e quello che sarà trovato. Piuttosto che fare congetture o supposizioni darei il tempo alla Procura di Palermo, che sta lavorando in maniera egregia, di istruire e di fare le indagini con la serietà e con le cautele necessarie. Gli input giornalistici sono necessari ma i processi devono essere fatti in altra sede».