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Palermo, Lipari nega l'omicidio di Di Giacomo: "Per me era come un padre"

Giuseppe Di Giacomo e Onofrio Lipari

«Per me era come un padre», dice Onofrio Lipari, da tutti conosciuto come Tony, al Gip di Palermo Filippo Serio. Il «padre» era Giuseppe Di Giacomo, ucciso nove anni fa in via Eugenio l’Emiro, nel capoluogo siciliano, mentre si trovava alla guida della sua auto, con il figlio di otto anni al fianco: l’omicidio viene contestato a «Tony» Lipari, arrestato lunedì e oggi ascoltato dal giudice alla presenza dei suoi legali, gli avvocati Michele Giovinco e Angelo Formuso.

«Dati i rapporti buoni con lui - ha spiegato Lipari rispondendo al giudice - non avevo motivo di ucciderlo nè di fare il Far West in via Eugenio l’Emiro». Lì infatti, ha sottolineato l’indagato, «mi conoscono tutti» e soprattutto lui non avrebbe mai agito «davanti al bambino».

Il killer comunque, vestito di nero, avrebbe colpito rendendosi irriconoscibile grazie a un casco integrale con la visiera calata sugli occhi. Il delitto, secondo l’accusa e i carabinieri, sarebbe stato commesso su mandato di Tommaso Lo Presti, detto il Pacchione (il Grasso), indagato a piede libero perchè il Gip non ha ritenuto sufficienti gli elementi a suo carico e ha respinto la richiesta di arresto formulata dai pm.

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