Sono stati sentiti dai magistrati in mattinata i cinque giovani fermati dai carabinieri di Torino, presunti responsabili del lancio di una bicicletta, lo scorso 3 febbraio, che colpì un giovane, Mauro Glorioso, 23 anni di Palerm, ancora ricoverato in terapia intensiva. Titolare del fascicolo per tentato omicidio risulta la pm Livia Locci, che sarà affiancata, vista l’età di alcuni dei fermati, dalla Procura dei minori. Dei ragazzi infatti due hanno 18 anni, mentre gli altri tre sono minori tra i 15 e i 17 anni. Ci sono anche due ragazze tra i cinque giovani fermati dai carabinieri di Torino come presunti responsabili del lancio della bici da una balconata lungo il Po, ai Murazzi, lo scorso 3 febbraio, sulla folla davanti a un locale, che colpì Glorioso. I cinque fermati sono italiani, alcuni con genitori di origine straniera. Nessuno di loro si è presentato in caserma per raccontare quello che era successo e che avevano fatto. "È stato sottoposto a interrogatorio e si è avvalso della facoltà di non rispondere riservandosi di rendere dichiarazioni eventualmente davanti al giudice delle indagini preliminari in sede di convalida». Lo afferma l’avvocato Domenico Peila che difende uno dei minorenni fermati. «Al mio assistito sono stati comunicate le condizioni del ragazzo ferito ed è facilmente immaginabile la sua reazione è rimasto molto preoccupato», conclude Peila. «Il mio assistito non ha risposto alle domande. È frastornato e non ha l’atteggiamento del ragazzo che se ne frega - dice l'avvocato Michele Iannello di un 17enne anche lui tra i fermati -. Stava seguendo positivamente un percorso di messa alla prova nella Croce rossa, dopo una tentata rapina sempre nel contesto della movida torinese». Il provvedimento di fermo, emesso dalla procura di Torino, è stato eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Torino. L’indagine si è sviluppata attraverso l’analisi delle numerose testimonianze raccolte sul posto e nei giorni successivi, nonché la visione dei sistemi di videosorveglianza cittadini e privati - oltre 120 telecamere e decine di ore di registrazioni - che hanno permesso di raccogliere gravi indizi di responsabilità a carico dei cinque indagati. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i giovani, giunti presso il lungo Po Cadorna, dopo essersi affacciati dalla balconata, avrebbero preso la bici lanciandola di sotto senza un apparente motivo. Si sarebbero poi dileguati dal centro città utilizzando un autobus pubblico con il quale avrebbero raggiunto il quartiere di provenienza, sempre ridendo e scherzando. Nello sviluppo delle indagini molto prezioso è stato il contributo fornito da alcuni giovani testimoni.