Ci sono altre due gare - i cui contorni sono ancora tutti da chiarire - nell’indagine della Procura che ha portato al divieto di soggiorno in provincia di Palermo, e alla sospensione dall’incarico all’Ars, deciso nei confronti di Giuseppe Mirici Cappa. Agli atti dell’inchiesta sull’ex responsabile della sicurezza, protezione e prevenzione dell’Ars, indagato dalla Procura di Palermo per tentata induzione indebita a dare o promettere utilità, c’è una intercettazione del 3 agosto del 2021: un interlocutore chiede a Mirici Cappa informazioni per le «due cose, per le due gare» e cerca di sapere «secondo te quando usciranno?». Le domande e le risposte sono agli atti dell’inchiesta che ha portato venerdì all’emissione, da parte del gip Giuliano Castiglia, dell’ordinanza con le due misure cautelari a carico di Mirici Cappa: il gip ha in parte respinto la richiesta avanzata dal pool della Procura, che ne chiedeva l’arresto ai domiciliari. Tutto parte da una denuncia, ai carabinieri, presentata dall’amminstratore della «Abathia società cooperativa»: subito dopo essersi aggiudicato l’appalto per i servizi di ristorazione e bar dell’Ars, erano iniziate le pressioni da parte di Mirici Cappa per indurlo a rivolgersi a determinate ditte da lui suggerite per le forniture. E al diniego, erano seguite una serie di comportamenti che dovevano servire a far cambiare idea all’imprenditore. Nel provvedimento, il gip Castiglia scrive: «Le dichiarazioni dell'imprenditore trovano riscontro negli esiti nelle attività di intercettazione. Mirici Cappa presenta un assai intensa inclinazione a richiedere favori per sé e anche per terzi agli imprenditori contrattualmente legati all'Ars». In sintesi, Mirici Cappa avrebbe utilizzato il suo ruolo per ottenere dalle ditte che vincevano le gare, benefici che spaziavano dalle assunzioni a lavori presso le sue abitazioni, ovviamente a titolo gratuito, più regali fatti a persone che erano in contatto con lui. Nelle indagini sono finiti anche i messaggi Whatsapp che Mirici Cappa scambiava con Vito Scardina (al quale è stato sequestrato un telefonino e che non risulta essere indagato). Entro dieci giorni Mirici Cappa potrà sottoporsi ad interrogatorio in presenza del suo legale. L’inchiesta della procura, coordinata dall’aggiunto Sergio Demontis e condotta dai sostituti Francesca Mazzocco e Andrea Fusco, e dai carabinieri del nucleo investigativo, va comunque avanti. Agli atti rimangono parole pesanti come le pietre. E quel ritrovamento di una borsa di tela con 15 mila e 250 euro, in banconote da 50 e 100 euro. Per l’accusa, è stata lanciata nel terrazzo della vicina da Mirici Cappa mentre era sottoposto ad una perquisizione domiciliare. Una somma che - scrive il gip - l’indagato aveva tentato di recuperare «fornendo all’Autorità giudiziaria procedente una versione dei fatti che risulta smentita dagli accertamenti», tentativo che conferma «come l’indagato non si faccia scrupoli della possibilità di compromettere le esigenze di acquisizione e genuinità del compendio probatorio». L’imprenditore amministratore della «Abathia società cooperativa» che ha denunciato le pressioni di Mirici Cappa continuerà per sei mesi - e non per i 18 da lui richiesti - la gestione del servizio di ristorazione all’Ars. Come scrive l’agenzia Ansa, il contratto della cooperativa che aveva vinto la gara bandita nel 2019 è scaduto il primo febbraio di quest’anno: la società, attraverso una posta elettronica certificata e poi con una richiesta consegnata a mano, avrebbe chiesto al Collegio dei questori dell’Ars di essere convocata con i propri legali per esporre i motivi della richiesta di una proroga di 18 mesi del contratto alla luce delle norme anti-Covid in sostegno delle imprese in crisi, avendo mantenuto l’attività aperta durante il periodo del lockdown e delle restrizioni. Tre giorni fa, in corrispondenza con la scadenza del contratto, la società avrebbe ricevuto la comunicazione della proroga di sei mesi.