Quella «parlata» anglo-siciliana è l’emblema della doppia vita di due fratellini adottati nel Regno Unito da due papà che, però, per lo Stato italiano, a loro non vengono proprio... nulla. Non contano i parenti, la nonna che li adora, gli amici isolani che hanno insegnato loro il dialetto. L'anomala famiglia, costituita 10 anni fa con il benestare di carte, bolli, scuola e amici oltre confine, a Palermo è solo un'allegra comitiva in vacanza. Nessun legame riconosciuto all’anagrafe. Il Comune di Palermo è al centro dell'odissea di ben due coppie gay che si vedono negato il riconoscimento di quel diritto, la trascrizione dell'adozione fatta in un altro Paese, dove ora vivono nei registri dello Stato civile. Un atto dovuto, come sancisce chiaramente una sentenza di Cassazione tuttora ignorata dalla nuova amministrazione, come aveva già fatto la precedente sotto la guida di Leoluca Orlando. Qual è il problema? Gli uffici del Comune accampano l’assenza di disposizioni da parte del ministero dell’Interno, ma per l’avvocato della Rete Lenford, che assiste le due coppie, Stefano Chinotti «è una violazione inaccettabile del diritto internazionale, dovremo ricorrere alla Corte d’Appello». Giancarlo Campisi dal 1997 è capo cabina sugli aerei della British Airways e fa coppia con il compagno Frank, ufficialmente partner civile dal 2012: nello stesso anno hanno adottato i fratellini Dyllan e Riley, adesso di 15 e 14 anni. Incoraggiato dal consolato italiano di Londra, ad ottobre del 2020 inizia la pratica di trascrizione dell’adozione in Italia dei due ragazzi. Lo prevede la legge ed è un mero atto burocratico. «Ma in città abbiamo trovato un muro di gomma e ora la questione è nelle mani dei legali», dice. Genitori regolari all’estero, egregi sconosciuti per i figli adottati invece per lo Stato Italiano. Non sempre però. «Da febbraio 2021 tutto sembra essersi bloccato all’ufficio di Stato Civile. Sia il consolato che il tribunale dei Minori mi hanno consigliato di rivolgermi ad un legale per sbloccare la situazione», racconta Campisi. Nonostante i suoi numerosi solleciti, email, tentativi di comunicazione informali, «le risposte da parte dell’amministrazione sono state o evasive o assenti: "Non sappiamo come muoverci, forse non tocca a noi, meglio rivolgersi al tribunale..."». La coppia è rimasta impantanata nella palude della burocrazia. «Ci domandiamo se sia ammissibile o moralmente accettabile che, nel 2022, si debba sottostare ai giochi di un ufficio - aggiunge Campisi - e incorrere in ulteriori e notevoli spese per una presa di posizione inaccettabile. In Italia le sentenze emesse a favore di genitori come noi sono già state rese disponibili, ma in città è come se i precedenti non avessero alcun valore e si dovesse ricominciare daccapo. Nonostante tutta la pratica sia stata incoraggiata e facilitata dal consolato italiano di Londra! Per quanti anni ancora, accetteremo, noi, così come i nostri figli, di essere discriminati in Italia in base alla sessualità?» «A distanza di quasi due anni, la sentenza della Cassazione rimane lettera morta - sottolinea il legale -. A Palermo, ad esempio, sembra proprio che quella decisione non esista. Eppure, già da tempo il Tribunale per i minorenni ha ricevuto le sentenze di adozione per consentirne l’esame ai fini della trascrizione. E aveva precisato che all’atto doveva provvedere il sindaco». Dario Falzone, assessore all’Anagrafe, ribadisce che «fino a quando non arriveranno risposte chiare sui quesiti normativi inviati al ministero, gli ufficiali di Stato Civile non possono effettuare la pratica».