Chiedono verità e giustizia i familiari di Pietro Guccione, palermitano di 62 anni morto all’interno del carcere di Sulmona in provincia dell’Aquila dove era detenuto da 14 anni. Scontata la sua pena, tra qualche mese sarebbe tornato in liberà e invece sua moglie, i suoi quattro figli e la nipote non potranno riabbracciarlo perché Pietro si è spento per un infarto miocardico acuto. A parlare a nome dei familiari è la nuora Patrizia Sutera. “Per tre giorni mio suocero ha accusato dolori al petto e al braccio e più volte ha chiesto la possibilità di fare un elettrocardiogramma e avere una visita cardiologica – spiega la donna -. Lo aveva detto al telefono il giorno di Santa Lucia anche a sua moglie ma nessuna ambulanza è mai stata chiamata per portarlo in ospedale. Mio suocero è stato fatto morire senza assistenza. Tutti gli esseri umani hanno il diritto di essere aiutati e curati”. Assistiti dall’avvocato Fabiana Gubitoso, la famiglia ha sporto denuncia per omissione di soccorso e proprio oggi la Procura di Sulmona ha fatto sapere che mercoledì sarà fatta l’autopsia sul corpo di Pietro Guccione. “Noi solo dopo l’autopsia andremo con il carro funebre fino a Sulmona per portare la salma fino a Palermo dove organizzeremo il funerale – conclude Patrizia Sutera -. Stiamo vivendo momenti di grande disperazione e abbiamo anche tanta rabbia perché siamo sicuri che mio suocero si sarebbe potuto salvare. Qualcuno deve darci spiegazioni per questa tragedia. Mia suocera non vedeva suo marito da 14 anni perché per motivi economici non poteva permettersi di andare fino in Abruzzo. Si vedevano solo in videochiamata con il cellulare, quando mio suocero usufruiva del diritto alla telefonata. Ora non avrà più neanche quella. Per loro forse era solo un detenuto, a noi è venuto a mancare un marito, un nonno e un padre”.