Nigeriani come schiavi nell'azienda di cinesi, un euro l'ora per produrre valigie: a Palermo pelletteria chiusa per 12 mesi
Cinesi che sfruttano nigeriani in un fabbricato coperto da eternit: rasenta la schiavitù quanto avveniva in un laboratorio per la produzione di valigie a Sant’Erasmo, quartiere che si affaccia sul mare di Palermo, secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile del capoluogo siciliano. Gli operai erano costretti a lavorare sei giorni alla settimana, dalle ore 8 del mattino alle sette della sera, senza pausa, per 300 euro al mese (ovvero circa 12,5 euro al giorno, dunque pagati circa un euro l’ora per un totale di 11 ore) e sotto la costante minaccia di perdere il lavoro.
Le minacce e i turni massacranti
La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto e ottenuto dal Gip l’interdizione ad esercitare l’attività imprenditoriale per 12 mesi per due indagati, e il sequestro preventivo della somma di 51.530 euro alla società. I titolari del laboratori, due coniugi di nazionalità cinese, sono ritenuti gravemente indiziati di sfruttamento lavorativo, avendo costretto i propri dipendenti a lavorare con turni massacranti e senza pausa, per una salario misero. I due controllavano costantemente, secondo quanto emerso dalle indagini, la produttività degli operai anche attraverso un impianto di videosorveglianza installato nei luoghi di lavoro senza le prescritte autorizzazioni, e li obbligavano a segnare in un registro il numero di valigie realizzate quotidianamente. Una eventuale differenza tra valigie registrate e valigie realizzate veniva coperta da una “multa” agli operai. I lavoratori, inoltre, maneggiavano macchinari senza possedere una formazione adeguata, e se una macchina si rompeva erano loro a dover pagare la riparazione. Senza mettere in conto la possibilità di infortuni.