Studentessa ucraina accolta da una famiglia a Palermo: non dovrà tornare nel Paese in guerra
Ancora adolescente, rischiava di ritornare in Ucraina, ancora purtroppo martoriata dalla guerra ma, invece, grazie a chi ha deciso di accoglierla, è rimasta a Palermo. È una giovane studentessa ucraina che è stata accolta da una famiglia di alcuni ragazzi che frequentano il Gonzaga Campus, che si potrà prendere cura di lei. Grazie, infatti, all’accorato appello di p. Vitangelo Denora SJ, la ragazza sta continuando pure il suo percorso scolastico dentro il campus. Come lei, tanti altri giovani (ucraini, siriani e iracheni), tutti rifugiati con alle spalle i drammi dei loro Paesi di origine, hanno trovato un porto sicuro e la possibilità di poter continuare gli studi, inserendosi nei percorsi scolastici ed educativi del Gonzaga Campus (alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria, all’international school, alla scuola di italiano per adolescenti e adulti stranieri e alle attività della polisportiva). Il prossimo 16 dicembre - insieme a studenti, genitori e docenti - è prevista una cena natalizia di solidarietà tutta improntata allo scambio interculturale con cibi ucraini e l'ascolto di alcune testimonianze. Dentro il campus sta crescendo pure, con un buon numero di iscritti, la scuola di lingua e cultura italiana per stranieri che viene gestita dai volontari, in collaborazione con il Centro Astalli. La ragazza, infatti, oltre alla scuola internazionale, dentro il campus frequenta pure la scuola d’italiano per stranieri e pratica la pallavolo. «Sono arrivata a Palermo in agosto - racconta - lasciando in Ucraina i miei genitori. Da poco più di un mese è iniziata per me davvero una nuova vita presso la famiglia che mi sta ospitando dove mi trovo bene. Il mio pensiero e la mia preoccupazione vanno però sempre ai miei genitori che sono rimasti nel mio Paese. Con loro, fortunatamente, ci sentiamo spesso. A scuola sono tutti molto buoni con noi. Spero che la guerra finisca al più presto e che il mio paese possano essere ricostruiti e diventare belli come Palermo. Grazie a tutti perché non mi sento sola». «Abbiamo due figli, è stata accolta per noi come la terza figlia - dice la mamma affidataria della ragazza -. Avevamo già, subito dopo lo scoppio della guerra, manifestato la nostra disponibilità ad accogliere a casa nostra una persona rifugiata minorenne. Il paese della ragazza è stato distrutto quasi tutto. Con la sua famiglia si era rifugiata nello scantinato del palazzo. La sua mamma ha deciso di restare a fianco del marito. Sappiamo, purtroppo, che hanno pochissima energia elettrica anche in questo periodo invernale. Sia di lei che degli altri giovani ucraini che, spesso sono stati a casa nostra, percepiamo che sono molto forti e hanno una grande capacità di adattamento ad una situazione di vita completamente nuova. Sicuramente, per noi è una esperienza che stiamo vivendo come un grande dono ed arricchimento umano che sta servendo molto anche ai nostri figli per la loro crescita. La nostra casa è sempre stata molto aperta e siamo contenti di poterlo fare anche in questo modo». Sono dodici, complessivamente, i bambini e i ragazzi ucraini accolti nel campus: otto adolescenti, dai 14 ai 17 anni, sono stati inseriti alla international school e, grazie all’insegnamento in lingua inglese, riescono a comunicare più facilmente con i compagni di scuola e ad ambientarsi con più facilità nel nuovo contesto scolastico. Gli altri quattro, più piccoli, dai 3 ai 10 anni, sono stati inseriti alla scuola dell'infanzia e alla scuola primaria. A loro si aggiungono pure degli studenti siriani ed iracheni. Per loro lasciare la propria casa e, in alcuni casi, entrambi i genitori, è stato difficile e doloroso. «Io e mio fratello siamo arrivati in Italia poco dopo lo scoppio della guerra nel nostro Paese - ricorda un ragazzo -. I primi giorni sono stati molto faticosi: in un Paese e una città completamente nuovi, avevamo una quotidianità da ricostruire e una lingua totalmente sconosciuta da imparare». «Io e gli altri ragazzi ucraini siamo stati fortunati - dice un altro - anche perché abbiamo instaurato un buon rapporto di amicizia con i nostri nuovi compagni di scuola. La nostra vita di prima e il nostro Paese ci mancano. Tutti noi vorremmo che la guerra finisca per poter ritornare a casa e riabbracciare le nostre famiglie. Nel frattempo, però, è importante riuscire a continuare gli studi per avere la possibilità di costruirci un futuro». «La nostra scuola, grazie al suo impegno pedagogico e umanitario, fa del suo meglio per aiutarli a vivere una vita serena garantendone l’integrazione e un futuro di speranza - dice padre Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus -. Questo vale per gli ucraini come per tutti gli altri giovani provenienti da Paesi in difficoltà come Iraq, Siria e continente africano. Grazie all'appello che abbiamo rivolto alla nostra comunità, siamo riusciti a trovare per la ragazza una famiglia. Questa è davvero una testimonianza di disponibilità molto bella. Abbiamo sentito il bisogno forte di accoglierli perché hanno bussato alla nostra porta; sono dei piccoli gesti di pace che possiamo mettere in atto contro la retorica della guerra». In tutto il campus l'impronta sostanziale è quella del riconoscimento e della valorizzazione di tutte le diversità culturali. «Un'altra realtà che sta crescendo è pure la scuola d'italiano per stranieri - aggiunge padre Vitangelo -. Il nostro sogno è quello di farla diventare una terza scuola del Gonzaga Campus, tutta improntata all'integrazione e all'inclusione delle diverse culture del mondo. Ricordiamoci che il modello futuro di una umanità diversa è quello proprio di avere tante culture che stanno l'una a fianco all'altra senza scontrarsi. Siamo convinti che queste storie siano un dono per noi; ci arricchiscono e ci fanno conoscere l'altro come un amico e non come un pericolo. È per questo motivo che il prossimo venerdì 16 dicembre rinnoviamo la bella tradizione della cena natalizia di solidarietà». I fondi raccolti con la cena saranno destinati ai giovani e alle famiglie ucraine. Con la fiera missionaria dello scorso maggio, sono stati costituiti due fondi sui quali confluiscono tutte le campagne di raccolta: un «fondo educazione» dedicato ai giovani con minori opportunità mediante delle borse di studio e un «fondo di solidarietà» per il sostegno ad iniziative caritative e solidali per diverse situazioni emergenziali.