L’allarme legionella è ancora da verificare ma le lezioni vengono sospese in due scuole superiori di Palermo, entrambi istituti alberghieri: chiudono la sede centrale del Francesco Paolo Cascino di via Fattori, a San Lorenzo, e il Paolo Borsellino di piazza Bellissima, nel non lontano quartiere di Pallavicino. Si fermano in autotutela, per «pulizia e disinfezione straordinaria delle vasche e dell’impianto idrico». È questa la motivazione che si legge nella circolare inviata dalla dirigente scolastica del Cascino, Lucia Ievolella, agli insegnanti e al personale scolastico. Ed è subito psicosi, dopo i tanti casi recenti verificatisi in città. «L’attività didattica - continua la preside nella circolare - va avanti regolarmente nella sede di via Deodato, nella zona di via Ernesto Basile, dove restano però sospese le esercitazioni di cucina e di sala». Segno evidente che è in quegli ambienti che sono stati individuati i fattori di rischio. E sono oltre 1500 i ragazzi che resteranno a casa perché il sospetto di nuovi casi di legionella sono concreti. In corso analisi e accertamenti nelle condutture idriche, quelle in cui il pericolosissimo batterio si diffonde: non si sa per quanto tempo durerà la chiusura. Dall’Asp confermano che i controlli di sicurezza sono a carico delle scuole e che l’azienda sanitaria provinciale interviene solo a seguito di un’indagine epidemiologica con segnalazioni di casi accertati. «Se la scuola ritiene che non ci siano gli elementi per una prosecuzione delle attività - spiega il direttore generale dell’Asp 6, Daniela Faraoni - decide di chiudere ed effettuare ulteriori controlli». In tutte le scuole, a inizio anno, ai responsabili del servizio di Prevenzione e protezione viene dato, tra gli altri, il compito di effettuare periodicamente campionamenti anche sull’acqua. Quanto è accaduto fa intendere che i valori riscontrati durante la verifica non rispettino i parametri richiesti. La chiusura dei due istituti scolastici ha però provocato una vera psicosi tra i genitori, non solo delle scuole coinvolte ma anche di altri plessi e direzioni didattiche presenti nella stessa zona. Alcuni fanno notare come i casi di legionella accertati a Villa Niscemi e alla piscina comunale di viale del Fante abbiano in comune la zona, tra Favorita e Pallavicino. E i genitori degli alunni delle scuole ora chiedono che i controlli vengano fatti a tappeto in tutte le scuole e che ci sia la certezza che non ci siano pericoli per i bambini e per i ragazzi. Come spiegano gli esperti, le legionelle sono presenti negli ambienti acquatici naturali e artificiali: nel primo caso acque sorgive, comprese quelle termali, fiumi, laghi e fanghi. Da questi ambienti in natura esse raggiungono quelli artificiali ovvero condotte cittadine e impianti idrici degli edifici, quali serbatoi, tubature, fontane e piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la salute umana. Il batterio si annida nell’acqua e si diffonde attraverso impianti di condizionamento, tubature, condensatori e colonne di raffreddamento dell’acqua. Sono tutti ambienti umidi e riscaldati che possono far propagare il batterio in luoghi pubblici molto affollati come scuole, ospedali, piscine e palestre. E i casi di Villa Niscemi, hotel Politeama, piscina comunale, sono significativi in questo senso. La legionellosi è un’infezione polmonare che causa gli stessi sintomi di una polmonite: tosse secca o grassa, febbre, brividi. La malattia si può manifestare nella sua forma più acuta, la legionella vera e propria, o nella sua forma meno grave, chiamata febbre di Pontiac. Ma c’è anche un notevole rischio di perdere la vita: un turista marchigiano a fine settembre è morto dopo aver contratto in città la legionella. È ormai lunga la lista dei casi di legionella che si sono verificati a Palermo. I batteri, che possono essere responsabili di polmoniti, anche gravi, e che si diffondono attraverso le condutture cittadine e gli impianti idrici degli edifici, hanno fatto la prima apparizione quest’anno a Villa Niscemi, sede di rappresentanza del Comune. Come anticipato dal Giornale di Sicilia, uno degli impiegati comunali rimase a casa con febbre, brividi e dolori muscolari. Inizialmente si pensava a una forma influenzale o al Covid - patologia al momento immediatamente associabile - ma successivamente alcuni accertamenti più approfonditi in ospedale fecero emergere la legionellosi. E la struttura fu chiusa. Da qui l’escalation: qualche settimana più tardi, infatti, ci fu la chiusura della piscina comunale, una delle tante. Dalle analisi di routine effettuate su campioni d’acqua, infatti, si evidenziò la presenza dei batteri di legionella in uno spogliatoio e nella cisterna che porta l’acqua in tutta la struttura. Per la riapertura servì quasi un mese. In tempi più recenti, tra luglio e agosto, si scoprirono i batteri in una stanza dell’hotel Politeama, inizialmente rimasto aperto e successivamente chiuso in via precauzionale: lì aveva soggiornato un turista belga che aveva contratto la malattia, scoperta giorni dopo. Quasi contemporaneamente anche il palazzo di via Principe di Belmonte in cui c’era la redazione di Repubblica risultò interessato dal fenomeno. Tra fine settembre e inizi ottobre si apprese della morte di un turista di Fano, nelle Marche, l’ingegnere Ciro Cozzolino, di 76 anni: curato a Bologna, lui non si salvò, mentre ce la fece la moglie. I due avevano soggiornato al Politeama dal 24 al 29 agosto. Il sindaco Roberto Lagalla ad agosto aveva già disposto la chiusura dell’hotel, poi riaperto e oggi in attività, dato che il batterio è stato debellato. Almeno lì.