I pm Giacomo Brandini e Andrea Zoppi, della procura di Palermo, hanno chiesto 7 anni per Matteo Tutino, chirurgo plastico e medico personale dell’ex presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, imputato di peculato e falso, e un anno e 6 mesi per l’ex dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’ospedale di Villa Sofia, Damiano Mazzarese. Due le assoluzioni proposte dagli stessi rappresentanti dell’accusa: riguardano reati specifici - il concorso nel peculato commesso da Tutino - contestati all’ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, Giacomo Sampieri, e allo stesso Mazzarese. Per il resto questi stessi imputati (e Tutino) secondo i pubblici ministeri vanno prosciolti per prescrizione da tutte le altre contestazioni. Stessa richiesta per l’ispettore di polizia Giuseppe Scaletta, già in servizio alla Digos, e per la moglie, la genetista Mirta Baiamonte. Molti dei fatti contestati risalgono al 2013-2014: Tutino, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato il reparto di Villa Sofia, che si trovò a dirigere dopo un concorso contestato da altri concorrenti al posto di primario, per eseguire interventi di chirurgia estetica, contrabbandandoli per operazioni di chirurgia plastica da svolgere a carico del Servizio sanitario nazionale. Il medico fu al centro di un caso legato a un falso scoop dell’Espresso, che pubblicò il testo di una intercettazione, poi risultata inesistente, fra lo stesso Tutino e Crocetta, al quale avrebbe rivolto la frase: «La Borsellino (Lucia, assessore regionale alla Salute e figlia del giudice Paolo, ndr) va fatta fuori come il padre». Il gruppo editoriale e i giornalisti autori dell’articolo sono stati condannati rispettivamente in sede civile e penale.