Katia Vitali, romana di 53 anni, ha trascorso parte della sua vita a chiedersi chi fosse il suo padre naturale. Non ha mai avuto una risposta. Alle domande che, sin da piccola, rivolgeva alla madre seguivano soltanto silenzi. E nei silenzi quella donna ha custodito tenacemente il segreto fino alla fine dei suoi giorni. Pochi mesi fa Katia ha scoperto che quella non era l'unica verità che la sua mamma le ha sempre negato. C'era un altro segreto che appesantiva la coscienza di quella donna, che velava di tristezza il suo bellissimo volto. La mamma di Katia aveva un altro figlio. Non c'era solo un padre mai conosciuto nella vita di Katia, ma anche un fratello di cui aveva ignorato l'esistenza. È una storia piena di misteri e interrogativi la sua. Dubbi, domande alle quali ora sta provando a dare risposte. Da otto anni, cioè da quando è morta sua madre, sta cercando di rintracciare il padre naturale. Un'impresa finora vana, ma che l'ha condotta verso la nuova scoperta. Interrogando un'anziana zia nata e cresciuta a Campofelice di Roccella, comune in provincia di Palermo, la scorsa estate è venuta a sapere che circa 60 anni fa sua madre aveva avuto un altro figlio. Dietro le pressioni della famiglia, la donna aveva partorito a Palermo, si suppone nella Casa Madonna delle Grazie di Baida, e lì aveva lasciato il neonato poi dato in adozione.
Katia e la ricerca del fratello
Superato lo choc iniziale, Katia Vitali, che fino a quel momento aveva ricercato il padre, si è tuffata in una nuova indagine per scoprire chi sia e dove si trovi suo fratello. "Dalle verifiche che ho fatto - racconta - ho appurato che nacque nel 1962. Oggi dunque da qualche parte del mondo c'è un sessantenne che è mio fratello. Chi lo ha adottato? Vive in Sicilia? A Palermo? Conosce la sua storia e le sue origini? Se sta leggendo il mio appello, spero che si faccia avanti". Katia ha chiesto una mano a Sabrina Anastasi, referente per la Sicilia del Comitato nazionale per il Diritto alle origini, che ha anche messo a disposizione un indirizzo mail a cui può scrivere chi cerca notizie sui genitori naturali: natiabaida@gmail.com. Ed è a questo indirizzo che adesso Katia chiede di scrivere. Lo chiede all'uomo che potrebbe essere suo fratello o a chi conosce la verità. A Campofelice di Roccella finora ha trovato solo un muro di omertà. "Nessuno sa dirmi come sono andate le cose, se mia madre ha partorito davvero a Baida, chi fosse il padre di mio fratello. Quel che so è che mia madre fu costretta a lasciarlo in istituto, accompagnata lì da mio nonno e dalla sua terza moglie e che scappò subito da quel posto descritto come un carcere".
Che successe dopo il parto?
Un anno dopo aver dato alla luce suo figlio, nel 1963, quella donna decise di lasciare la Sicilia, probabilmente in conflitto con la famiglia, e si trasferì a Roma. Ed è lì che alcuni anni dopo, nel 1969, mise al mondo anche la piccola Katia. Ma questa volta, sola e libera, decise di tenerla e di farla crescere nonostante non avesse accanto l'uomo con cui l'aveva concepita. Il motivo non lo ha mai reso noto, né ha mai confessato alla figlia l'identità del padre biologico. "Alcuni anni dopo la mia nascita - racconta Katia Vitali -, mia madre si sposò a Roma. Io ebbi un padre. Era il 1975. Due anni dopo nacque mio fratello Sergio". Una vita piena di sussulti che, come spera Katia, potrebbe riservare altre sorprese.
Le difficoltà nella ricerca delle origini
A complicare le ricerche di chi vuole rintracciare la propria famiglia di origine è la difficoltà a trovare i certificati di assistenza al parto. Nel caso dell'istituto di Baida a Palermo, per esempio, nessuno sa dove siano finiti quei documenti, anche perché i coniugi Maria Ghelfi ed Enzo Polloni che gestivano la struttura di via Francesco Baracca 162 sono scomparsi molti anni fa, così come un medico e un’ostetrica che intervenivano al momento del parto. Anche la legge attuale non aiuta. Un impianto normativo troppo vecchio è un ostacolo per le ricerche. Ed è nei meandri del mondo delle adozioni che si muove il Comitato nazionale per il Diritto alle origini. Sabrina Anastasi, referente in Sicilia, da anni affianca tanti siciliani nella ricerca della propria famiglia biologica. Indaga fra le carte, toglie polvere dai documenti, sfoglia archivi e rassicura chi ha paura di rievocare il passato. "Invitiamo a contattarci e a non avere remore anche perché garantiamo la privacy. Basta una mail all'indirizzo natiabaida@gmail.com", ribadisce. E lo stesso appello lo rivolge ai familiari di Katia Vitali e al fratello che non ha mai conosciuto.