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Palermo, quattro assolti dalle accuse di stalking di una dipendente della Ksm

Una dipendente li aveva accusati di stalking, ma alla fine la sentenza ha stabilito che non c’erano proprio gli estremi per procedere ed è così arrivata l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» per l’allora dirigente della Ksm di Palermo, Francesco Paolo Di Paola, 68 anni, assistito dall’avvocato Salvatore Caputo, per le impiegate della stessa società, Veronica Lavore, 45 anni, e Marcella Tabascio, di 65 anni, difese rispettivamente dagli avvocati Mario Caputo e Francesca Russo, nonché per il luogotenente dei carabinieri, Adriano Giacomo Meli, 56 anni, rappresentato dall’avvocato Basilio Milo.

La sentenza, firmata dal giudice Lorenzo Matassa, arriva al termine di un complicato percorso giudiziario durato cinque anni: l’impiegata della società di vigilanza aveva presentato un esposto alla Procura, spiegando di essere stata vessata dai suoi datori di lavoro, una condizione che le avrebbe provocato gravi disturbi d’ansia. La donna ha denunciato di essere stata messa in ferie forzate, di aver ricevuto spesso accuse, rimproveri e richiami immotivati ma soprattutto ha puntato il dito contro i colleghi per averle strappato dalla borsa alcuni documenti. Ed è proprio su quest’ultimo punto che si è basata tutta la vicenda: secondo gli avvocati dei quattro indagati, infatti, le carte che sono state sottratte alla dipendente erano riservate e lei non avrebbe potuto, né dovuto, averle con sé. Il pubblico ministero si era pronunciato per una pena di tre anni e 4 mesi di reclusione per Lavore, di due anni per Di Paola e uno ciascuno per Tabascio e Meli, ma il giudice ha respinto queste richieste accogliendo invece la tesi della difesa e puntualizzando che lo scenario più consono sarebbe stato quello delle cause di lavoro, piuttosto che il processo penale.

«L’avere colto una dipendente nella flagrante sottrazione di documentazione (con presunzione di natura sensibile perché riportante il logo della società) obbligava Di Paola all’intervento e, addirittura, può affermarsi che se non fosse intervenuto si sarebbe reso responsabile di una plateale omissione ai doveri derivanti dal suo ruolo organico nell’azienda», scrive il giudice nella sentenza.

Nel processo contro il titolare della Ksm, Rosario Basile, condannato a 3 anni e 6 mesi per la calunnia e lo stalking nei confronti di una donna con cui l’imprenditore aveva avuto una relazione extraconiugale, i giudici della terza sezione del Tribunale avevano inflitto invece tre anni a Di Paola e due a Lavore.

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