Pietro Morreale ha fatto tutto da solo o è stato aiutato? Dopo aver ucciso la fidanzata Roberta Siragusa ha avuto un complice per spostare il cadavere? I legali della famiglia sostengono di sì e hanno chiesto alla Corte «di trasmettere gli atti alla Procura affinché si continui a indagare sulla eventuale presenza di complici che potrebbero avere aiutato l’autore del delitto a fare sparire il corpo». E poi c’è il giallo della sciarpa color nocciola. «È stata riconsegnata alla famiglia di Roberta ma non era sua - ha detto l’avvocato Giovanni Castronovo - Era della madre dell’imputato che l’indossava a Capodanno, festeggiato assieme dalle due famiglie». Nell’ultima udienza i legali delle parti civili hanno ribadito che «fu un omicidio e non un suicidio» quello che ha spezzato la vita della ragazzina di Caccamo morta nella notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2021, il cui corpo è stato trovato la mattina dopo in un dirupo dopo essere stato dato alla fiamme. E «per aver ucciso e bruciato il corpo della sua fidanzata appena diciassettenne, Pietro Morreale deve essere condannato all’ergastolo» hanno ribadito gli avvocati Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona La Verde aderendo alla richiesta di carcere a vita avanzata lo scorso 22 luglio dal pm Giacomo Barbara della Procura di Termini Imerese, al processo che ha ricostruito l’agghiacciante fine di Roberta. Accuse che Pietro Morreale ha sempre respinto, sostenendo la tesi del suicidio dell’ex. Un ampio servizio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi.