Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Divieti di balneazione in Sicilia, gli esperti: «Colpa dell'uomo, ecco cosa sta accadendo»

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Le notizie di divieti di balneazione lungo le coste siciliane sono ormai all’ordine del giorno. Cosa sta succedendo e perché la frequenza di queste ordinanze è terribilmente aumentata? Va detto, innanzitutto, che per la maggior parte dei casi, gli ultimi si riferiscono a Taormina e Lampedusa, a provocare tali problematiche è la mano dell’uomo, come spiega la biologa e prima ricercatrice del Cnr, Angela Cuttitta: «In generale, specialmente negli ultimi casi, è la cattiva opera dell’uomo che rende i tratti di costa non balneabili. Ne abbiamo prova grazie ai rilevamenti: infatti, non è raro che vengano trovati batteri e agenti patogeni riconducibili all’uomo». Proprio a Lampedusa, infatti, a causare il divieto di balneazione è stato il superamento dei valori limite dei parametri biologici relativi agli Enterococchi intestinali. Ma c’è di più. Durante l’estate e a termine della stagione il clima è ormai diventato torrido e le acque sono ferme. Si depositano, così, fango, argilla e tutto ciò che durante l’anno le piogge portano con sé - tra cui anche spazzatura. «Tutto quello che proviene dall’entroterra antropizzato», spiega Silvano Riggio, professore e ricercatore di Scienze della terra e del mare all’Università di Palermo. Questo materiale va in decomposizione. Durante la stagione invernale, l’ossigeno, che si combina con questi materiali, fa si che questi sprigionino i composti, che però risultano innocui. Infatti, in questo caso, grazie anche alle temperature fredde, la decomposizione è andata a buon fine. Durante la stagione estiva, invece, la decomposizione si ferma a metà, rimandando in uno stato di fermentazione. Si chiama decomposizione anaerobica, cioè in assenza di ossigeno. Qui succede il "patatrac": ciò che viene rilasciato sono, tra le varie, amminoacidi e proteine, tossiche per l’uomo e per  tutti gli altri gli organismi. Questi, quindi, diventano patogeni e possono causare malattie: «Questo fenomeno era molto comune nella zona della Cala a Palermo - spiega il professore Riggio -, quando si sente puzza vuol dire che siamo in presenza di un ambiente tossico che va quindi evitato. Il cattivo odore è per noi un elemento di allarme, tutto ciò che viene avvertito come tale è tossico». A peggiorare la situazione contribuisce anche il cambiamento climatico: «L’aumento sconsiderato delle temperature - continua l'esperto - e i quattro mesi di totale assenza di piogge derivano dalla presenza, ormai permanente, dell’anticiclone africano. Per intenderci, è quello che ha creato il deserto del Sahara, il deserto più arido del mondo». A questo, bisogna aggiungere gli scarichi che finiscono in mare: «I liquami si decompongono senza ossigeno - anaerobica -, da questi vengono fuori organismi come lo streptococco, capaci di produrre tossine. O lo Escherichia coli, che vive nell’intestino umano e se presente in grandi quantità può provocare diarrea e febbre. Altro agente patogeno è la Ostreopsis ovata: chiamata così perché ricorda un’ostrica, è un’alga unicellulare che prolifera nelle acque calde, provocando infiammazioni, febbre mal di testa e contagia per inalazione nelle giornate di bel tempo. «Non aspettiamoci nulla di buono».

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