Credeva che dopo un atto di coraggio come quello di denunciare i propri aguzzini, lo Stato non lo avrebbe lasciato solo e invece per Bennardo Raimondi è iniziato un vero e proprio calvario. Il ceramista palermitano nel 1998 aveva un negozio e un laboratorio artigianale in via Malaspina e per pagare alcuni debiti, cade nella trappola dell’usura.
Considerato un eroe, ma si è ritrovato solo
Cinquanta mila euro da restituire con rate di 2 mila euro al mese ma i problemi aumentano e pagare quelle rate diventa difficile e poi impossibile. Si rivolge così alle forze dell’ordine. Gli usurai vengono arrestati, lui viene inneggiato come un eroe ma subito dopo si ritrova solo, senza lavoro e senza più la possibilità di mantenere la sua famiglia. Da allora sono passati 24 anni e la sua condizione non è cambiata. Anzi, con la pandemia, l’avanzare dell’età e il sopraggiungere della malattia sua e di sua moglie, è peggiorata.
Ha pensato di vendere un rene per sfamare la famiglia
La storia di dolore e disperazione di Raimondi, che chiede di poter tornare a lavorarte, la racconta Anna Cane sul Giornale di Sicilia in edicola oggi. Ha pensato pure di farla finita Bennardo non credendo più in una speranza di futuro. Si è rivolto pure alla banca della donazione degli organi perché intenzionato a privarsi di un rene pur di pagare gli affitti arretrati e dar da mangiare alla sua famiglia. Il suo disperato appello è stato accolto dall’assessore ai Servizi Sociali Rosi Pennino: «Abbiamo messo in campo tutte le misure adottabili, secondo la legge - spiega l’assessore - La coordinatrice Laura Purpura si è recata fisicamente presso l’abitazione della famiglia e io ho sentito il signor Raimondi. Abbiamo attivato le pratiche per l’assegnazione del buono spesa per 4 mesi, dell’importo di 100 euro ciascuno, attraverso il centro Padre nostro che ha il collegamento con i supermercati». Poco, ma è un segnale.