«Sempre mille euro ha dato»: così l'artigiano esattore del pizzo informava il clan di Altarello
Secondo la Procura di Palermo, era un esattore del pizzo per conto della cosca di Altarello l’insospettabile e incensurato artigiano Paolo Gulotta, con falegnameria in via Portello. Ha 74 anni e per lui sono stati disposti, dal giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto, gli arresti domiciliari. L’unico che rimane a casa fra gli arrestati dell’ultima operazione antimafia della polizia, quella denominata Intero Mandamento 2 e che ha portato all'esecuzione o alla notifica di altri otto ordini di custodia, tutti in carcere, al termine di un'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta. Gulotta è vicepresidente del Consorzio autonomo siciliano degli artigiani. Lo rileva la stessa ordinanza firmata dal gip Montalto. Una carica che contribuiva a rendere la figura del falegname al di sopra di ogni sospetto. Il tutto fino alla vigilia di Natale del 2020, quando per la prima volta spunta nelle indagini. Paolo Castelluccio, uno degli arrestati di martedì scorso, incontra Gulotta e la conversazione viene intercettata dalla polizia. In quell’occasione Gulotta consegna delle somme di denaro a Castelluccio, indicando per ciascuna la provenienza, ovvero l’imprenditore taglieggiato, e l’importo. «Zio Paolo, dammeli a me. Questi sono altri mille e cinque e questi sono tuoi», gli dice Castelluccio, con il rispetto dovuto a una persona avanti con gli anni. «Vuoi busta, cose?», chiede l’artigiano. «No, no, niente», gli risponde Castelluccio, mentre controlla i soldi («sfoglia carta, verosimilmente sta contando delle banconote», annotano gli agenti). Secondo gli inquirenti, Gulotta si mostra consapevole del proprio ruolo di esattore della famiglia mafiosa di Altarello, al punto da precisare a Castelluccio l’esatto ammontare della somma imposta nel tempo a un imprenditore: «Sempre mille euro ha dato», gli dice. Ce n'è abbastanza per indagare sull'artigiano e infatti si scopre che Gulotta partecipa spesso a riunioni con diversi presunti esponenti del clan mafioso, da Daniele Formisano al capocosca Pietro Tumminia, entrambi finiti in carcere con l'ultima operazione. La falegnameria viene tenuta d'occhio dagli investigatori e dalle videoriprese effettuate saltano fuori le «segrete interlocuzioni», come le definisce l'ordinanza, con Rosario Inzerillo, «influente “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Altarello». Ma non basta: Gulotta incontra anche Marcello Argento, pregiudicato, arrestato per estorsione aggravata dal metodo mafioso il 29 novembre scorso. Poco prima, il 13 ottobre del 2021, la falegnameria di via Portello è sede di una riunione segreta, alla quale partecipano Formisano e l'anziano capomafia Inzerillo. Questi ultimi vengono ripresi dagli investigatori poco prima - alle 10.35 del mattino - presso una macelleria e dalle immagini si nota che Inzerillo viene invitato a spostarsi da lì. Inzerillo si allontana e arriva alla falegnameria di Gulotta, raggiunto un minuto dopo da Formisano. Dopo mezz'ora i due si allontanano, anche stavolta separatamente. Prima esce Inzerillo, poi Formisano. In precedenza, nel marzo del 2021, la polizia aveva monitorato le pressanti telefonate di Gulotta a tre imprenditori per la riscossione del pizzo. Telefonate seguite dal reperimento del denaro da parte di imprenditori che pagavano senza protestare («Ti volevo dare quel preventivo», «Va bene, una mezz’oretta e passo»).