Palermo

Sabato 23 Novembre 2024

Migranti nigeriane schiavizzate tra Palermo e Castelvetrano: 5 arresti

Donne migranti rese schiave. Nessun diritto, ricatti e turni di lavoro massacrati di 10-12 ore al giorno per 400 euro mensili. Cinque gli arresti domiciliari per lo sfruttamento di immigrate nigeriane ospitate nei centri di accoglienza: si tratta di tre rappresentanti delle società consorziate e due responsabili di centri di accoglienza di Palermo. Gli indagati nell’indagine della polizia sullo sfruttamento di donne nigeriane nei centri di immigrazione finiti ai domiciliari sono: Francesco Centineo 42 anni, Luca Cardella, 31, Johnson Adeteye, 42, Monica Torregrossa, 45, Lamia Tebourbi, 51. L’operazione, coordinata dalla procura di Palermo, è stata condotta dalla polizia di Stato. I cinque indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e allo sfruttamento lavorativo, nonché truffa ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato e con l’abuso di relazioni di prestazioni d’opera. Dagli approfondimenti investigativi svolti dalla Squadra mobile sarebbe emerso che, tramite società operanti nel settore dei servizi di pulizia, riconducibili a un’unica struttura consortile denominata Diadema, le lavoratrici immigrate sarebbero state individuate all’interno dei centri di accoglienza e destinate a svolgere mansioni di governanti e addette alle pulizie presso alcuni esercizi ricettivi di Palermo e di Castelvetrano. Acquisiti contratti di lavoro e lettere di assunzione: gli orari di lavoro dichiarati erano nettamente inferiori a quelli effettivamente svolti. Un sistema, spiegano gli inquirenti, di veri e propri «schiavi del pulito», con turni di lavoro massacranti, di 10-12 ore consecutive, per una paga, quando versata, di 400 euro mensili. I capi della struttura, riconducibili al consorzio denominato Diadema, attraverso la stipula di falsi contratti di lavoro part-time o con l'assunzione in nero dei lavoratori stranieri si sarebbero procurati anche un ingiusto profitto, provocando un danno pure all’Inps consistente nel mancato versamento dei contributi previdenziali spettanti ai lavoratori. Rilevate pratiche estorsive, in quanto alcuni degli arrestati, in caso di denuncia, avrebbero minacciato i lavoratori sfruttati di licenziarli o di far loro perdere l’ospitalità nella struttura di accoglienza, nonché lo status di rifugiato. Il gip ha dunque disposto gli arresti domiciliari per i cinque indagati e il divieto di esercizio di uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per la durata di un anno. Scattate diverse perquisizioni nelle società del consorzio, per il sequestro di apparecchiature informatiche e documenti contabili.

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