Palermo

Mercoledì 27 Novembre 2024

Partinico, la casa all'asta, il no all'acquisto: ecco il motivo dell'omicidio dell'anziano

Leonardo Lauriano, l'anziano di Partinico assassinato

Sessantatré coltellate per uccidere l’anziano che gli aveva negato l’aiuto economico utile a salvare la casa andata all’asta, una raffica di fendenti per lavare con il sangue il diniego a una pretesa di sostegno fondata sul nulla. Disperazione, rabbia e ferocia hanno armato la mano di Nazzareno Monte, 75 anni, finito in carcere con l’accusa di avere assassinato il pomeriggio del 5 novembre dell’anno scorso a Partinico Leonardo Lauriano, un ex tassista di 88 anni massacrato nel garage della sua casa di via Marconi 18. L’uomo è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Marco Gaeta al termine di una lunga indagine condotta dai carabinieri con il coordinamento del pm Renza Cescon. Gli vengono contestate le aggravanti di «avere commesso il delitto per motivi abietti e futili attinenti al rifiuto opposto alla richiesta di prestiti di somme di denaro» e «di avere agito approfittando di circostanze di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa». Determinante per chiudere il giallo sono stati il ritrovamento degli occhiali dell’assassino sul luogo del delitto, l’esame delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza, il ritrovamento di documenti e indumenti sporchi di sangue, oltre alle intercettazioni. Passo dopo passo, gli investigatori della compagnia di Partinico hanno chiuso il cerchio sull’efferato delitto che ha profondamente scosso la comunità del centro del Palermitano. Inutili sono stati i tentativi di Monte di sviare le indagini raccontando di avere assistito a un tentativo di furto nel garage di via Marconi, una versione traballante, da subito apparsa più che lacunosa. L’inchiesta sulla fine di Lauriano, un pensionato proprietario di un paio di immobili e con un po’ di risparmi messi da parte, si sono aperte la sera del 5 novembre del 2021, dopo il ritrovamento del corpo da parte della convivente, Angela Gandolfo di 89 anni, che in un primo momento aveva chiamato i carabinieri per denunciare il mancato rientro dell’uomo a casa (il suo atteggiamento è stato definito in parte contraddittorio). L’anziano era stato trovato in una pozza di sangue nel garage accanto all’auto, con il busto trafitto dai fendenti e la giugulare e la trachea recise dalla lama. In via Marconi si erano subito messi all’opera gli esperti della scientifica e per terra erano stati trovati un paio di occhiali che non erano della vittima. In casa del pensionato c’erano anche degli appunti con conti e documenti riconducibili all’esecuzione immobiliare subita da Monte. Il quale, per il tramite della Gandolfo, avrebbe chiesto la cortesia di fare intervenire l’ex tassista, cugino della moglie, per salvare la casa. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, a Lauriano era stato chiesto di comprare l’immobile all’asta e di cederlo poi in affitto a Monte, che si sarebbe impegnato a pagare un canone di locazione. Ma l’ex tassista avrebbe detto di no nella consapevolezza che Monte sarebbe stato impossibilitato a pagare per via delle sue difficoltà economiche e che non se la sarebbe poi sentita di sfrattare la cugina, nel frattempo deceduta. Un diniego che avrebbe fatto maturare il folle proposito di vendetta. Anche le perquisizioni in casa del sospettato hanno portato al ritrovamento di reperti utili all’inchiesta. Ma quel paio di occhiali, che grazie al numero di serie hanno consentito di stabilire che fossero stati comprati da Monte da un ottico di Partinico, le immagini delle telecamere installate nella zona e le parole di un testimone hanno permesso di stabilire che Monte, a bordo della sua Bmw, quel pomeriggio si sarebbe appostato in via Marconi in attesa del rientro dell’anziano. Armato di un coltello, l’avrebbe massacrato con una pioggia di coltellate. Poi, per costruirsi un alibi, sarebbe andato ad Alcamo a prendere un caffè e avrebbe fatto alcune compere. Conservando gli scontrini che poi ha consegnato ai carabinieri durante la perquisizione. Un motivo in più per sospettare di lui. Le microspie e le intercettazioni telefoniche hanno dato ulteriore impulso agli accertamenti. Monte diceva apertamente ai familiari di temere di finire in carcere, mentre le conversazioni tra Angela Gandolfo e gli eredi della vittima, assai crude in alcuni passaggi anche riguardo alle implicazioni economiche, hanno fornito un’ulteriore chiave di lettura del caso. Dopo avere completato la raccolta degli indizi, i carabinieri hanno presentato un rapporto al pm e adesso, otto mesi dopo il delitto, è arrivato l’ordine di arresto per Nazzareno Monte, rinchiuso in carcere con l’accusa di omicidio. «La custodia in carcere rappresenta l’unica misura adeguata e proporzionata ai fatti e alla futura sanzione - scrive il giudice Marco Gaeta - nonché l’unica in grado di frenare le spinte criminali dell’indagato, potendo il Monte, se lasciato libero, reiterare episodi analoghi a quelli per cui si procede».

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