Il tribunale del riesame di Palermo ha scarcerato il candidato di Fratelli d’Italia, Francesco Lombardo, arrestato alla vigilia delle elezioni comunali del capoluogo siciliano del 12 giugno scorso. Con lui è uscito di prigione anche il boss Vincenzo Vella, al quale Lombardo si era rivolto per ottenere voti. I giudici, accogliendo i motivi subordinati proposti dagli avvocati Tommaso De Lisi, Giovanni Rizzuti e Pasquale Contorno, hanno ritenuto che l’accusa contestata di voto di scambio politico mafioso si potesse derubricare in corruzione elettorale, reato meno grave: disposta così subito la scarcerazione senza limitazioni. Lombardo era stato ascoltato in diretta, grazie alle microspie piazzate dalla polizia nella bottega di Vella, fruttivendolo, mentre chiedeva voti al capomafia, in quel momento libero, sebbene sottoposto al processo Maredolce 2, come boss di Brancaccio. I difensori hanno obiettato alle tesi del pool coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido, sostenendo l’insussistenza del voto di scambio politico-mafioso: il tribunale ha concordato sul fatto che l’offerta di voti non fosse stata fatta da Vella a favore di Lombardo, ma che fosse stato il candidato al Consiglio comunale a rivolgersi alla famiglia di sangue del boss («Voialtri siete una sassulata», nel senso di numerosi) per ottenere consensi. In queste condizioni scatta solo la meno grave corruzione elettorale. L’aspirante consigliere della lista di Giorgia Meloni ha riportato poco più di 150 preferenze e non è stato eletto. Dopo essere tornato in libertà, per Vella è stato ripristinato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, collegato al procedimento Maredolce, in cui, per una nullità procedurale, il fascicolo era tornato alla fase dell’udienza preliminare, con la conseguente decorrenza dei termini di custodia cautelare e la scarcerazione di tutti gli imputati.