Il blitz di Palermo, il pizzo chiesto a tutti: la mafia teneva sotto scacco anche gli ambulanti
Nessuna attività produttiva sfuggirebbe alle attenzioni di Cosa Nostra, dal negoziante all’ambulante. Tutti gli esercenti sarebbero soggetti alle presunte pretese del pizzo quando non addirittura costretti, ab origine, a chiedere l’autorizzazione prima di avviare i lavori. Le estorsioni venivano eseguite a tappeto. È quanto emerge dall’inchiesta «Intero Mandamento», che ha portato all’esecuzione di nove ordini di custodia cautelare. Ne sarebbe la dimostrazione l’autorizzazione all’installazione di alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali delle zone controllate dalle cosche, ovvero l’autorizzazione all’acquisto di un parcheggio con il preciso divieto all’avviamento della connessa attività di autolavaggio, «utilizzando argomentazioni - afferma la polizia - perfettamente aderenti alla logica mafiosa». Per concludere, i mafiosi si occupavano anche di autorizzare la ristrutturazione di immobili. Nel corso di un episodio un commerciante sarebbe stato duramente rimproverato in quanto, nonostante stesse attraversando un periodo di difficoltà economiche, alle pretese estorsive avrebbe osato rispondere in modo ritenuto «oltraggioso» all’emissario di cosa nostra. In un altro caso un ambulante, alla precisa richiesta del capo famiglia della Noce, avrebbe risposto di avere prodotti di scarsa qualità ma di essere in grado di accontentarlo il giorno seguente, ricevendo in cambio l’ammonizione che, ove non avesse tenuto fede alla promessa, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita. L'indagine documenta anche un vertice, nel corso del quale il capo famiglia della Noce sarebbe stato invitato a un maggiore impegno, data l’apertura di nuove attività commerciali da controllare.